30 settembre 2011

Atari PONG C-100 (dalla mia collezione)

in scatola originale.


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La prima console casalinga marchiata Atari.
L'unico gioco contenuto (pong) risiede in un chip all'interno della console.


Anno: 1975


PONG è stato uno dei primi videogiochi commercializzati. Si trattava di un simulatore di ping-pong (da cui il nome "PONG"), dalla grafica estremamente semplificata in bianco e nero.


Schema del gioco

Il gioco è estremamente semplice. Nello schermo compaiono soltanto una pallina (in realtà quadrata) e due barrette luminescenti controllate o da un giocatore ed il computer, oppure da due giocatori in contemporanea. Lo scopo è cercare di oltrepassare la barretta avversaria con la pallina.

Le origini

Le prime immagini di un videogioco di ping-pong appartengono al 1966, anno nel quale un giovane ingegnere della Sanders Associates inizia a lavorare su "un progetto per un utilizzo alternativo degli apparecchi televisivi". Il progetto incontra però grosse difficoltà e la sua conclusione finirà per slittare al 1971: la Magnavox commercializza quindi il gioco prodotto dalla Sanders con il nome di Odyssey. Questo è da considerarsi l'antenato di "PONG" e la prima console della storia.
Contemporaneamente un ragazzo fresco di laurea che porta il nome di Nolan Bushnell, che diventerà in seguito il fondatore della Atari, segue parallelamente la stessa strada. Sotto la sua direzione nascerà nel 1972 uno dei primi videogiochi coin-op (attivati a monete) della storia (il primo in assoluto fu Computer Space del 1971, ideato dallo stesso Nolan, e che però ebbe meno successo), ovvero PONG, che ricalcava molto da vicino il gioco della Sanders con alcune differenze di gameplay come la possibilita di dare effetti al tiro colpendo la pallina all'ultimo momento.

Lo sviluppo

La versione domestica, costituita da una console da collegare al televisore, fu lanciata sul mercato dalla Atari il 3 agosto 1975. Successivamente nel 1978 la General Instruments lanciò una serie di circuiti integrati VLSI dedicati a questo genere di videogiochi, il più famoso dei quali è stato il modello AY-3-8500, che permise di abbassare notevolmente il costo di produzione del videogioco e di aumentarne di conseguenza la produzione di massa e conseguente diffusione casalinga.

Tecnologia

La tecnica di generazione dell'immagine sul televisore non era ancora basata sul concetto di matrice di pixel, ma si procedeva per manipolazione della linea di scansione del cinescopio con componenti elettronici di tipo analogico. I contatti tra la palla e racchetta e tra palla e bordi del campo venivano realizzati con componenti logici (porta logica) tipici dell'elettronica digitale (porte AND, OR, NAND, NOR). Inoltre la quasi totalità di questo genere di giochi era in bianco e nero, o al più con qualche tono di grigio, in considerazione che la maggior parte dei televisori di quel periodo era in bianco e nero.

29 settembre 2011

Museo Apple Mac in vendita!

Se qualcuno è interessato ad accaparrarsi in una botta sola un intero museo Apple MAC... ecco il link su eBay: http://bit.ly/pBLYhg

Oltre 150 macchine, dal 1984 (Macintosh 128K) al nuovo Mac i7 27" quad-core!


Coraggio, non costa molto... :-)

27 settembre 2011

My IBM PC 5150 & DOS Machine 80486 100MHz

Sfruttando un PC 80486 assemblato tempo fa, ho trasferito alcuni giochi su floppy da 5,25" per il mio IBM PC 5150 (il primo compatibile della storia!)... che casino trovare i parametri giusti per rendere compatibili i floppy tra i 2 PC! Ecco il video su YouTube:


DK Tronics Programmable Joystick Interface per Spectrum (dalla mia collezione)


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Interfaccia Joystick programmabile per ZX Spectrum 16/48K

Anno: 1984

Philips data-recorder D6450 (dalla mia collezione)


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Uno dei migliori data-recorder per computer a 8 bit.
Si abbinava spesso all' MSX Philips 8010/8020.

Integra vari comandi per la regolazione del flusso dati da cassetta a computer. 

DK Tronics Light-Pen per ZX Spectrum (dalla mia collezione)

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Penna ottica per ZX Spectrum 16/48K


Anno: 1983

24 settembre 2011

Currah µSpeech per ZX Spectrum (dalla mia collezione)

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Sistesi vocale sullo ZX Spectrum, con questa interfaccia l'audio si ascolta dagli altoparlanti della TV.
Si possono "ascoltare" anche i comandi direttamente mentre vengono digitati.

Anno: 1983



23 settembre 2011

Commodore 1541 (dalla mia collezione)

in scatola originale completa, primo modello con chiusura a "click".

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Il Commodore 1541, inizialmente chiamato VIC-1541, è il più conosciuto floppy disk drive della Commodore Business Machines Inc. per l'home computer Commodore 64. Il 1541 era un drive per floppy disk da 5¼ pollici a singola faccia da 170 kilobyte. Il 1541 seguì il precedente Commodore 1540 (pensato per il VIC-20).

Descrizione

Della meccanica del 1541 esistevano due versioni. I primi modelli furono fatti dalla Alps Electric che avevano la chiusura del drive a click. I modelli più recenti, fatti dalla Newtronics (Mitsumi), avevano invece una levetta. I primi modelli del VIC-1541 avevano un colore biancastro, come il VIC-20 e il VIC-1540. Successivamente, per renderli più simili al C64, la CBM cambiò il colore in marrone-beigee (e il nome in "Commodore 1541").
L'uso dei "dischi floppy" ("fatti" praticando un piccolo foro nel lato sinistro di un disco singola faccia, nel lato opposto a quello per la protezione della scrittura) ha permesso l'acceso al lato B del disco, raddoppiando la capacità. Ogni lato ha uno spazio di 170 kB, diviso in 664 'blocchi' da 256 byte; il file system alloca ogni blocco come un cluster.
Il Commodore 1541 usava la tecnologia Group Code Recording, aveva un microprocessore MOS 6502, che agiva sia da controller disco che da sistema operativo. Il numero dei settori per traccia varia da 17 a 21 (una prima implementazione della tecnologia Zone Bit Recording). Il sistema operativo incluso era il CBM DOS 2.6.
Il drive 1541 utilizzava il protocollo IEEE-488 (GPIB). Questo semplice protocollo aveva una velocità di circa 300 bytes/s. Alcuni programmi di caricamento veloce portarono la velocità a circa 10 kbyte/s. I più famosi di questi furono la Epyx FastLoad, il The Final Cartridge, e la Action Replay cartridge.

CPU: MOS 6502
Sistema Operativo: CBM DOS 2.6
Velocità di lettura: Circa 300 bytes/s, in seguito aumentata fino a 10 KBytes/s tramite nuovo software/hardware
Anno: 1982

Disallineamento della testina

Il meccanismo era notoriamente facile da disallineare, con la tendenza a generare rumori che ricordavano una mitragliatrice, quando si disallineava o durante una formattazione. Alcune persone hanno scritto del codice per far vibrare la testina a diverse frequenze, in modo tale da farle eseguire semplici melodie come Amazing Grace.
La causa principale di questo problema era che la tecnologia del drive non era in grado di rilevare quando la testina raggiungeva la traccia zero: c'era solo un blocco per impedirle di andare più in là. Durante la formattazione o un errore del disco, la testina si doveva spostare dalla traccia 40 alla zero (sebbene il 1541 utilizzasse solo 35 tracce, il drive di per sé era un'unità a 40 tracce): dopo aver raggiunto la traccia zero, la testina urtava il blocco. Questo urto, se la testina tentava ripetutamente di andare oltre la traccia zero, generava il caratteristico rumore a mitragliatrice.
La causa più comune di questi colpi e il conseguente disallineamento erano i sistemi di protezione da copia nei programmi commerciali: le prime protezioni da copia sfruttavano degli errori nel disco, rifiutando di caricare il software senza il corretto messaggio d'errore. Questo approccio sfruttava l'incapacità del programma di copia integrato nel drive di riprodurre anche gli errori del disco. Quando il drive incontrava uno di questi errori, compiva uno o più tentativi di rilettura, rispostando la testina alla traccia zero. Una soluzione realizzata da terze parti al problema del 1541 consisteva nel sostituire il pezzo che bloccava la testina con uno più morbido, rendendo la vita più facile alla testina. Inoltre, una modifica software nella RAM del drive impediva i tentativi di rilettura in caso di errore, ma in questo modo, non facendo altri tentativi in caso di errore, si potevano riscontrare maggiori difficoltà durante la lettura dei dischi non perfetti.
Il drive 1571 (compatibile con il 1541) venne incluso il rilevamento del raggiungimento della traccia zero, rendendolo immune a questo problema.

Storia

Al momento del debutto, il suo prezzo era circa di 400$. Il drive 1541 divenne molto popolare. Anche se costoso per gli standard di oggi, un C64 con il 1541 costavano sui $900, mentre un Apple II senza drive floppy costava $1395. La grande domanda fu inaspettata per la Commodore, che aveva problemi a produrre drive in quantità. I difetti inizialmente erano molti, e i drive erano quasi impossibili da trovare. Il caporedattore di Compute!'s Gazette, nel numero di dicembre del 1983, lamentò che sui sette 1541 che erano nei suoi uffici, quattro si erano rotti.
I numerosi difetti del 1541 crearono un mercato di cloni del drive di terze parti, una situazione che durò per tutta la vita del C64. I più famosi erano l' Oceanic OC-118 (detto Excelerator+), l' MSD, l' Enhancer 2000, l' Indus GT ed i FD-2000 e FD-4000 della CMD. Tuttavia, il 1541 diventò il primo drive ad essere largamente utilizzato in 'casa' e la Commodore vendette milioni di unità.
Nel 1986, la Commodore rilasciò il 1541C, una versione rivista che era più silenziosa e affidabile. Era di colore beige chiaro, come il Commodore 64C. Fu sostituito nel 1988 dal 1541-II, che utilizzava un alimentatore esterno per evitare di surriscaldare il drive e per ridurre le sue dimensioni.
Il Commodore 1570 era un 1541 aggiornato per l'uso con il Commodore 128, disponibile in Europa. Rispetto al 1541, permetteva l'accesso ai dischi CP/M grazie alla tecnologia MFM, era più veloce e silenzioso, ma fu prodotta solamente quando uscì 1571. Infine, il piccolo drive Commodore 1581 da 3½" permetteva di utilizzare dischi con capacità di 800 KB. Era comunque tardi, molti utenti della Commodore avevano spostato la loro attenzione verso il nascente sistema Amiga, e il modello 1581 fu venduto principalmente agli utenti GEOS.

21 settembre 2011

Texas Instruments TI99/4A (dalla mia collezione)

+ scatola, alilmentatore e manuali originali

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CPU: TI TMS9900, 3 MHz, 16 bit
ROM: 26 KByte, TI BASIC integrato
RAM: 16 KByte espandibile
Video: 256x192, 16 colori, 32 colonne x 24 righe
Audio: MS9919 TI, in seguito SN94624, 3 voices, 1 noise
Anno: 1981


Le informazioni seguenti sono prese da qui

Il Texas Instruments TI-99/4A, meglio noto come TI-99/4a, è stato uno dei primi home computer, cioè computer per uso casalingo a larga diffusione.
Prodotto dalla Texas Instruments e commercializzato a partire dal giugno del 1981, il TI-99/4A era una versione potenziata del modello TI-99/4 commercializzato alla fine del 1979. Il TI-99/4A supportava sin dall'inizio la scrittura in minuscolo (a differenza di altre macchine dell'epoca che richiedevano una specifica espansione) e una tastiera a piena escursione.

Caratteristiche

Il TI-99/4A si basa sul TMS-9900, una CPU a 16 bit con clock a 3MHz. Costruito intorno ad un unico blocco, che racchiudeva al suo interno la CPU, la scheda madre e lo slot a cartucce (SSC Solid State Cartridges), disponeva tra i vari optional anche di un drive per floppy da 5.25", una scheda seriale RS-232 munita di due porte seriali e una parallela, una scheda P-Code per il supporto al linguaggio di programmazione Pascal, una stampante termica, un accoppiatore acustico, unità a nastro per il salvataggio e il caricamento dei dati (su normali musicassette), una coppia di joystick e un'espansione di memoria da 32 kB.
Particolarità della macchina era quella di essere venduta provvista già di monitor (una versione modificata di un TV-Color Zenith da 13"), in quanto l'adattatore RF per il collegamento ad una normale TV non ottenne mai la certificazione FCC. In italia era venduto senza monitor e l'uscita video era pienamente compatibile con i normali televisori; la grafica era basata su 16 colori e una risoluzione di 256 x 192 pixel, organizzata in 32 colonne x 24 righe, con caratteri (ASCII o definibili dall'utente) a base 8 x 8 pixel. Altra particolarità per l'epoca era la presenza di un sintetizzatore vocale opzionale, esattamente come quello presente nell'Atari 2600, che permetteva di dotare il software o i giochi di sintesi vocale. Il sintetizzatore veniva fornito gratuitamente ai clienti dopo l'acquisto di un determinato numero di cartucce, e venne ampiamente adoperato da parecchi videogiochi scritti dalla stessa TI.

Il linguaggio di programmazione predefinito era il Basic, ma era possibile estenderne le capacità mediante l'uso di una cartuccia contenente l'Extended Basic, una versione provvista di un set di istruzioni più ampio, ottimizzato e con possibilità di gestire gli Sprites (folletti).



Sinclair QL (dalla mia collezione)

(ROM Minerva) in scatola originale + manuale italiano + software
+ monitor Prisma QL 14

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CPU: Motorola 68008, 7,5 MHz, architettura interna a 32 bit, bus dati a 8 bit
ROM: 64 KByte con Sinclair Super Basic
RAM: 128 KByte espandibile a 640 KByte
Video: 256 x 256 (8 colori), 512 x 256 (4 colori), testo: 40x25, 64x25, 84x25
Audio: 1 canale
Anno: 1985


Le informazioni seguenti sono prese da qui

Il Sinclair QL è un computer di fascia home/personal, nato negli anni ottanta dalla prolifica mente di Sir Clive Sinclair, il papà di numerosi computer assai popolari all'epoca, quali lo ZX 80, lo ZX 81, e lo Spectrum.
Il nome QL sta per Quantum Leap (che in inglese sta a significare sia "salto quantico", che "innovazione discreta" in un determinato ambito), e venne presentato nel febbraio 1984.

Caratteristiche

CPU: Microprocessore Motorola 68008 con architettura interna a 32 bit e bus dati a 8 bit, capace di indirizzare sul QL 1 MB di memoria (bus indirizzi a 20 bit).
CPU Clock Speed: 7,5 MHz
Microprocessori ausiliari:
Intel 8049, un microcontroller a 8 bit usato per gestire il suono, la scansione della tastiera e le due seriali RS232 in trasmissione.
ALU (unità aritmtetica e logica)
RAM: 128 kB, espandibili a 640.
ROM: 48 kB, espandibile con cartucce esterne.
Modalità grafiche: 512x256 a 4 colori, 256x256 a 8 colori. I colori erano definibili singolarmente per ogni punto e il sistema operativo era capace di miscelare i colori disponibili (dithering) colorando differentemente pixel contigui per simulare più sfumature.
Modalità testo: assente, il testo era visualizzato sempre in modalità grafica. In modalità 512x256 erano visualizzabili al massimo 25 righe da 85 caratteri. In modalità 256x256 erano visualizzabili al massimo 25 righe di 42 caratteri.
Suono: 1 canale monofonico su altoparlantino interno (gestito dal processore ausiliario Intel).
Tastiera: 65 tasti a membrana.
Porte Joystick: 2 (connettore fuori standard di tipo RJ-11)
Porte seriali: 2 tipo RS232
Memorie di massa: 2 ZX Microdrive da 100 kB ciascuno circa, Slot cartucce ROM
Porta di espansione con protocollo proprietario per moduli aggiuntivi.
Sistema operativo: QDOS (QL Disk Operative system) dotato di capacità multitasking preemptive, basato sul multithreading realizzato da Tony Tebby.
Versione OS definitiva perfettamente funzionante: 2.00FF (Finally Finished) mai rilasciata.
Linguaggio di programmazione disponibile di serie: Super Basic realizzato da Janet Jones.
Software in dotazione (realizzato da Psion): Abacus (foglio elettronico), Archive (database), Quill (word processor), Easel (business graphic).

Storia

Questo piccolo gioiello avrebbe meritato più spazio nella storia dell'informatica per le molte caratteristiche originali (ad esempio il SO multitasking preemptive), ma sfortunatamente nacque imperfetto e con un hardware decisamente spartano, nel momento in cui la concorrenza si stava spingendo assai oltre.
Il QL infatti era dotato di una tastiera a membrana al posto di quella meccanica solitamente adottata e di due microdrive incorporati con una capacità di soli 100 kB, nell'epoca in cui tutti i concorrenti si stavano orientando verso i più capienti e veloci floppy disk (Apple addirittura verso quelli da 3,5 pollici). La progettazione e l'utilizzo di queste periferiche, nell'ottica del risparmio sui costi, causarono però una scarsa affidabilità del sistema. Solamente più tardi venne commercializzata da terze parti una scheda di espansione con una porta parallela Centronics e una porta per floppy disk, che permise di collegare al QL delle periferiche più standard.
Presentato con un prezzo di soli 399 dollari, in anticipo sul completamento dell'OS, nel febbraio del 1984, per contrastare il lancio dell'Apple Macintosh, Clive Sinclair aveva puntato ad entrare nel mercato professionale (computer per ufficio di fascia bassa), ma ebbe una cattiva riuscita sul mercato, proprio a causa dei numerosi bug che affliggevano il sistema operativo QDOS e per la scarsa affidabilità dell'hardware. Il successo del Macintosh, l'avanzata degli IBM PC XT, l'arrivo sul mercato dei nuovi computer a 16 bit quali Atari ST e Amiga, fecero definitivamente naufragare il progetto.
Clive Sinclair, oberato da debiti e impegnato nel contemporaneo lancio di TV a schermo piatto e del futuristico triciclo C5, venne costretto a vendere la divisione computer della sua ditta ad Amstrad che abbandonò nel 1990 il QL in favore del ben più affermato e ancora vendibile ZX Spectrum.
Il Sinclair QL ha continuato a lungo ad essere apprezzato da numerosissimi estimatori, che hanno mantenuto vivo l'interesse verso questa piattaforma. Nel corso degli anni sono state prodotte nuove macchine, basate su processori fino al 68040, compatibili con il computer di casa Sinclair, e molte sono le espansioni al sistema, così come le correzioni al sistema operativo che sono state prodotte.

18 settembre 2011

Sinclair ZX Spectrum +3 (dalla mia collezione)

+ manuale e alimentatore originale


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CPU: Zilog Z80, 3,5 MHZ, 8 bit
ROM: 16 KByte con Sinclair Basic
RAM: 128 KByte
Video: 256 x 192 pixels, 24 x 32 caratteri, 15 colori (8 di base + 7 "bright")
Audio: General Instruments AY-3-8910
Anno: 1987


Le informazioni seguenti sono prese da qui

Dal 1982 furono prodotte varie versioni dello Spectrum: oltre alle prime a 16 e a 48 kB, possiamo ricordare quella con una tastiera vera derivata da quella del Sinclair QL (Spectrum +) e le ultime, dopo l'acquisizione del progetto da parte dell'Amstrad con BASIC esteso, 128 kB di RAM ed il registratore a cassette o il floppy incorporato (Spectrum +2 e Spectrum +3).

Le promesse del governo inglese nel 1985 e la presentazione dello Spectrum 128 (lanciato inizialmente in Spagna con la collaborazione della Inves) che avvenne ufficialmente a Natale dello stesso anno non salvarono la società, che aveva investito troppo nel tentativo di commercializzare QL e C5. Nel marzo 1986 la Sinclair Research fu venduta alla società che era stata la sua più accanita concorrente, la Amstrad di Alan Sugar.

L'Amstrad non fece scomparire lo Spectrum per favorire la sua linea di macchine CPC, anzi lanciò lo ZX Spectrum 128K +2. Dotato di 128Kb di RAM e di una tastiera migliorata, la nuova macchina presentava tre caratteristiche derivate dagli Amstrad CPC 464 e 4128: un registratore a cassette incorporato, una interfaccia joystick "non standard" e soprattutto un chip audio. Così facendo continuò a detenere un alto livello di vendite nella fascia bassa del mercato, e le software house ne approfittarono per inserire delle colonne sonore nei loro titoli più recenti (se nel vecchio Speccy l'audio era limitato a un beeper).
Nel 1987 iniziarono a comparire i primi computer a 16-bit e la Amstrad presentò i modelli +3 con disk drive incorporato da 3 pollici ereditato dal CPC, e +2A come alternative economiche ai suoi CPC6128 e CPC464. Le macchine furono ampiamente pubblicizzate nel periodo natalizio e riuscirono a ottenere delle vendite accettabili, nonostante i nuovi modelli iniziassero ad avere problemi di compatibilità con lo Spectrum 48 kB.
Con il boom dei 16-bit i possessori di Spectrum si spostarono verso altre piattaforme ma la macchina non scomparve del tutto: la sua economicità e la vastissima libreria di software lo fecero diventare uno dei computer più venduti nei paesi dell'est europeo.

Sinclair ZX Spectrum +2 (dalla mia collezione)

+ alimentatore originale


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CPU: Zilog Z80, 3,5 MHZ, 8 bit
ROM: 16 KByte con Sinclair Basic
RAM: 128 KByte
Video: 256 x 192 pixels, 24 x 32 caratteri, 15 colori (8 di base + 7 "bright")
Audio: General Instruments AY-3-8910
Anno: 1986


Le informazioni seguenti sono prese da qui

Dal 1982 furono prodotte varie versioni dello Spectrum: oltre alle prime a 16 e a 48 kB, possiamo ricordare quella con una tastiera vera derivata da quella del Sinclair QL (Spectrum +) e le ultime, dopo l'acquisizione del progetto da parte dell'Amstrad con BASIC esteso, 128 kB di RAM ed il registratore a cassette o il floppy incorporato (Spectrum +2 e Spectrum +3).

Le promesse del governo inglese nel 1985 e la presentazione dello Spectrum 128 (lanciato inizialmente in Spagna con la collaborazione della Inves) che avvenne ufficialmente a Natale dello stesso anno non salvarono la società, che aveva investito troppo nel tentativo di commercializzare QL e C5. Nel marzo 1986 la Sinclair Research fu venduta alla società che era stata la sua più accanita concorrente, la Amstrad di Alan Sugar.

L'Amstrad non fece scomparire lo Spectrum per favorire la sua linea di macchine CPC, anzi lanciò lo ZX Spectrum 128K +2. Dotato di 128Kb di RAM e di una tastiera migliorata, la nuova macchina presentava tre caratteristiche derivate dagli Amstrad CPC 464 e 4128: un registratore a cassette incorporato, una interfaccia joystick "non standard" e soprattutto un chip audio. Così facendo continuò a detenere un alto livello di vendite nella fascia bassa del mercato, e le software house ne approfittarono per inserire delle colonne sonore nei loro titoli più recenti (se nel vecchio Speccy l'audio era limitato a un beeper).
Nel 1987 iniziarono a comparire i primi computer a 16-bit e la Amstrad presentò i modelli +3 con disk drive incorporato da 3 pollici ereditato dal CPC, e +2A come alternative economiche ai suoi CPC6128 e CPC464. Le macchine furono ampiamente pubblicizzate nel periodo natalizio e riuscirono a ottenere delle vendite accettabili, nonostante i nuovi modelli iniziassero ad avere problemi di compatibilità con lo Spectrum 48 kB.
Con il boom dei 16-bit i possessori di Spectrum si spostarono verso altre piattaforme ma la macchina non scomparve del tutto: la sua economicità e la vastissima libreria di software lo fecero diventare uno dei computer più venduti nei paesi dell'est europeo.

17 settembre 2011

Sinclair ZX Spectrum+ (dalla mia collezione)

+ manuale e alimentatore originale


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CPU: Zilog Z80, 3,5 MHZ, 8 bit
ROM: 16 KByte con Sinclair Basic
RAM: 48 KByte
Video: 256 x 192 pixels, 24 x 32 caratteri, 15 colori (8 di base + 7 "bright")
Audio: altoparlantino integrato (buzzer).
Anno: 1982


Le informazioni seguenti sono prese da qui

Il Sinclair ZX Spectrum, prodotto a partire dal 1982 dall'inglese Sinclair Research Ltd di Clive Sinclair, è un microcomputer a 8 bit basato sul microprocessore Z80, originariamente dotato di 16 kB di ROM contenenti il linguaggio BASIC, di 16 kB di RAM espandibili a 48 kB e di una caratteristica tastiera in lattice con 40 tasti multifunzione.
In Europa è stato il principale antagonista del Commodore 64 e conquistò una discreta fetta di mercato grazie al prezzo di listino più abbordabile. Le tante soluzioni costruttive adottate per contenere i costi senza penalizzarne le funzionalità spinsero alcuni recensori dell'epoca a classificarlo come "il computer con il miglior rapporto prezzo-prestazioni". Le piccole dimensioni, la velocità di calcolo e il prezzo relativamente basso lo resero popolare negli anni ottanta in tutto il mondo, tanto che se ne ebbero versioni clonate e praticamente uguali in estetica ma con nomi diversi, come l'Inves Spectrum in Spagna, il Moscow e poi il Baltic in Russia. Lo Spectrum fu anche distribuito negli USA con il marchio Timex, in una inusuale livrea chiara.
L'interprete BASIC venne fortemente personalizzato dalla Sinclair per compensare i limiti della tastiera e per sfruttare al massimo le caratteristiche grafiche e sonore della macchina.
Furono prodotte varie versioni dello Spectrum: oltre alle prime a 16 e a 48 kB, possiamo ricordare quella con una tastiera vera derivata da quella del Sinclair QL (Spectrum +) e le ultime, dopo l'acquisizione del progetto da parte dell'Amstrad con BASIC esteso, 128 kB di RAM ed il registratore a cassette o il floppy incorporato (Spectrum +2 e Spectrum +3).

Lo ZX Spectrum 16/48 kB è stato prodotto in numerose versioni. Dalla rarissima "Issue One" del 1982 fino all'ultima evoluzione del 1984 con la "Issue 6A".

Storia

Con lo ZX Spectrum la Sinclair intendeva riproporre la filosofia minimale introdotta negli anni precedenti con lo ZX80 (1980) e lo ZX81 (1981). Il nome in codice, ZX82 (o ZX81 Colour) venne sostituito dal nome commerciale ZX Spectrum, con il quale si voleva sottolineare la possibilità di visualizzare immagini su tutto lo spettro dei colori (i due computer precedenti, malgrado il discreto successo, non disponevano né di suono né di colore). I due modelli disponibili disponevano di 16 kB e di 48 kB di memoria (il kit di espansione a 48 kB per il modello più piccolo in Italia costava circa 90.000 lire).
Lo Spectrum con 48 kB di serie fece il suo debutto alla fine del 1982 e diventò ben presto uno degli home computer di maggior successo. Le caratteristiche che attiravano di più gli acquirenti erano il prezzo e la linea compatta, risultati ottenuti concentrando molta dell'elettronica in un solo chip custom (la Uncommitted Logic Array della inglese Ferranti, nota anche come ULA).
Milioni di unità furono vendute, principalmente in Europa, e le prime crisi settoriali dopo il Natale 1984 e gli altri pretendenti al trono degli 8-bit (Commodore 64, Amstrad CPC464, ecc.) non compromisero il suo successo: la larga base di utenti della macchina valeva più di qualunque fattore prestazionale dei concorrenti.
Lo Spectrum+, sebbene sostenuto in Italia da una ragionevole campagna di marketing consisteva in un semplice restyling: di fatto si trattava di un 48K dotato di tastiera rigida (venne venduto anche un kit per sostituire la tastiera del 48K "classico" con quella del "Plus"). Nonostante tutto a fine anno la Sinclair deteneva ancora il 43% del mercato Britannico superando, almeno sul suolo nazionale, Commodore e Acorn.
Le promesse del governo inglese nel 1985 e la presentazione dello Spectrum 128 (lanciato inizialmente in Spagna con la collaborazione della Inves) che avvenne ufficialmente a Natale dello stesso anno non salvarono la società, che aveva investito troppo nel tentativo di commercializzare QL e C5. Nel marzo 1986 la Sinclair Research fu venduta alla società che era stata la sua più accanita concorrente, la Amstrad di Alan Sugar.
L'Amstrad non fece scomparire lo Spectrum per favorire la sua linea di macchine CPC, anzi lanciò lo ZX Spectrum 128K +2. Dotato di 128Kb di RAM e di una tastiera migliorata, la nuova macchina presentava tre caratteristiche derivate dagli Amstrad CPC 464 e 4128: un registratore a cassette incorporato, una interfaccia joystick "non standard" e soprattutto un chip audio. Così facendo continuò a detenere un alto livello di vendite nella fascia bassa del mercato, e le software house ne approfittarono per inserire delle colonne sonore nei loro titoli più recenti (se nel vecchio Speccy l'audio era limitato a un beeper).
Nel 1987 iniziarono a comparire i primi computer a 16-bit e la Amstrad presentò i modelli +3 con disk drive incorporato da 3 pollici ereditato dal CPC.
Con il boom dei 16-bit i possessori di Spectrum si spostarono verso altre piattaforme ma la macchina non scomparve del tutto: la sua economicità e la vastissima libreria di software lo fecero diventare uno dei computer più venduti nei paesi dell'est europeo.

Grafica

Lo ZX Spectrum opera costantemente in modalità grafica, e la sua memoria video può essere indirizzata direttamente. La mappa dello schermo prevede 256x192 pixel, e il font di caratteri, di dimensioni 8x8 pixel, permette la visualizzazione di 24 righe da 32 caratteri. Con l'utilizzo di font più compatti i programmatori arrivarono comunque ad ottenere fino a 85 caratteri per riga, sebbene raramente si superasse il limite delle 64 colonne (è ad esempio il caso del Word Processor "Tasword II"). Testo e grafica possono essere tranquillamente usati contemporaneamente. Lo schermo è diviso in due sezioni: quella superiore normalmente occupa le prime 22 linee di caratteri e mostra il listato o l'output dei programmi in esecuzione; quella inferiore, costituita dalle ultime 2 righe, mostra il comando digitato o la linea di programma che si sta modificando o eventuali messaggi di sistema. I comandi possono essere editati con l'ausilio dei tasti cursor left, cursor right, insert e delete con ripetizione automatica.
A differenza delle console per videogiochi dell'epoca (e di diversi home-computer indirizzati al mercato dei videogiochi), l'hardware dello ZX Spectrum non implementava un chip grafico in grado di generare i cosiddetti sprite, né vi erano porte joystick di serie. La velocità del processore e la possibilità di un accesso relativamente veloce alla pagina video permisero ugualmente la creazione di una vasta libreria di videogiochi che sfruttavano ingegnosi trucchi di programmazione per animare figure sullo schermo.
Lo Spectrum, per il quale non era commercializzato un monitor dedicato, si collega ad un normale televisore PAL UHF a colori o in bianco e nero, sul canale 36.

Colori

Per utilizzare i colori senza consumare troppa memoria e potenza di calcolo i progettisti scelsero di far colorare solo le 32x24 aree di 8x8 pixel: ogni area 8x8 poteva mostrare 2 colori da una palette di 15 (8 di base più 7 a luminosità maggiorata, "bright" - il nero non subisce l'effetto del bright), più la possibilità del flash (lampeggiamento, generato dall'hardware, ottenuto invertendo ciclicamente il colore di sfondo e quello in primo piano). In un'area di 8x8 pixel non potevano perciò essere presenti contemporaneamente più di due colori qualsiasi; tentare di utilizzare un altro colore avrebbe cambiato gli "attributi" dell'intera area 8x8 (limitazione all'origine del cosiddetto effetto del colour clash, passione e fastidio di tanti programmatori Spectrum).
I colori base sono: nero, verde, blu, rosso, magenta (porpora), cyan (ciano), giallo e bianco. Tutti gli otto colori possono essere presenti sullo schermo contemporaneamente con eventuali zone lampeggianti e altre fisse e dei caratteri con l'extra bright: tramite quest'ultimo accorgimento si ottengono in tutto 15 colori, ma non è possibile usare un colore bright ed uno standard nel medesimo quadretto di 8 x 8 pixel. Il colore del bordo dello schermo è definibile con uno degli 8 colori base tramite il comando BORDER. I colori di primo piano (foreground) e di sfondo (background) e gli attributi di luminosità (brightness) e lampeggio (flashing) sono impostati con i comandi BASIC INK, PAPER, BRIGHT e FLASH. Possono essere attivati anche OVER (sovrascrittura degli attributi dello schermo) e INVERSE (scambia i colori di sfondo e primo piano). Questi sei comandi possono essere impostati in modo da modificare tutte le successive operazioni PRINT, PLOT, DRAW o CIRCLE o riguardare una singola riga di comando.

Audio

Come molti altri microcomputer dei primi anni ottanta, per la generazione dei suoni lo ZX Spectrum è dotato solo di un limitato buzzer, teoricamente in grado di generare esclusivamente segnali ad onda quadra. Grazie alla discreta velocità di calcolo del microprocessore questi limiti sono stati comunque spesso superati con accorgimenti software: tramite accurate temporizzazioni infatti i programmatori hanno sintetizzato svariati effetti sonori, brani polifonici e addirittura un minimo di sintesi vocale. Il segnale sonoro può inoltre essere riprodotto, amplificato e (seppure in bassa qualità) campionato sfruttando gli stessi connettori messi a disposizione per il registratore a cassette. Questa caratteristica, che potrebbe sembrare banale, è stata utilizzata per molte realizzazioni hardware a basso costo, tra le quali la penna ottica e un modem RTTY per radioamatori: l'essenzialità degli schemi elettrici, principalmente costituiti da circuti per l'amplificazione e l'adattamento dei segnali, veniva infatti compensata via software.
I modelli prodotti da Amstrad montano un vero e proprio chip audio, quindi offrono un sonoro migliore di quello ottenibile con l'altoparlantino integrato nei modelli precedenti. Il chip era lo stesso degli Amstrad CPC ed un parente stretto di quello montato sull'Atari ST, la qualità era inferiore a quella del C64 ma era pur sempre un importante passo avanti rispetto al 48K ed al primo plus. Molti giochi hanno usato il chip senza rinunciare alla compatibilità coi modelli precedenti, anche se ovviamente questi ultimi non erano in grado di riprodurre i suoni e le musiche che richiedevano il chip.

Tastiera

La tastiera ha 40 tasti con maiuscole e minuscole e tasto Caps Lock. Tutti i tasti hanno la ripetizione automatica. I primi modelli di Spectrum (Spectrum 16K e Spectrum 48K) hanno una tastiera gommosa piccola e piuttosto scomoda: per ridurre la fatica di digitazione durante la programmazione il produttore pensò quindi di associare ad ogni tasto due o tre comandi BASIC, richiamabili premendo semplicemente il tasto associato, eventualmente in combinazione coi tasti CAPS SHIFT e/o SYMBOL SHIFT: in tal modo, oltre a permettere una maggiore velocità di redazione del software, si eliminava la possibilità di lasciare errori di sintassi nei listati, il che contribuì alla divulgazione di questo semplice ma assai utile linguaggio di programmazione.
Il set di caratteri comprende, oltre ai normali caratteri ASCII, 16 caratteri grafici, 22 codici colore e 21 caratteri grafici ridefinibili dall'utente.

Interfacce e periferiche

Sulla porta di espansione, documentata accuratamente nei manuali a corredo, furono realizzate una miriade di interfacce aggiuntive. La Kempston produsse interfacce per joystick e mouse. La Sandy produsse floppy drives da 400 e 800kb di capacità. Seikosha vendeva una stampante ad aghi a colori corredata di interfaccia parallela dedicata allo Spectrum e fornita di software di controllo per le funzionalità di hardcopy; tra le tante stampanti utilizzate con lo Spectrum in Italia la Mannesmann Tally MT-80 ebbe una discreta diffusione, in quanto controllabile sia tramite porta parallela che (con apposita espansione interna), tramite porta seriale. La Sinclair stessa produsse una mini-stampante a carta termica (la ZX Printer) e dei supporti di memorizzazione di massa (i problematici ZX Microdrive, costituiti di piccoli nastri magnetici interamente gestiti dal computer, che avrebbero dovuto sostituire a basso costo i drive per dischi).

16 settembre 2011

Sinclair ZX Spectrum 48K (dalla mia collezione)

in scatola originale (manuali, cavi, alimentatore e cassetta Horizons)


clicca sulla foto per ingrandirla e per visualizzare altre immagini

CPU: Zilog Z80, 3,5 MHZ, 8 bit
ROM: 16 KByte con Sinclair Basic
RAM: 48 KByte
Video: 256 x 192 pixels, 24 x 32 caratteri, 15 colori (8 di base + 7 "bright")
Audio: altoparlantino integrato (buzzer).
Anno: 1982


Le informazioni seguenti sono prese da qui

Il Sinclair ZX Spectrum, prodotto a partire dal 1982 dall'inglese Sinclair Research Ltd di Clive Sinclair, è un microcomputer a 8 bit basato sul microprocessore Z80, originariamente dotato di 16 kB di ROM contenenti il linguaggio BASIC, di 16 kB di RAM espandibili a 48 kB e di una caratteristica tastiera in lattice con 40 tasti multifunzione.
In Europa è stato il principale antagonista del Commodore 64 e conquistò una discreta fetta di mercato grazie al prezzo di listino più abbordabile. Le tante soluzioni costruttive adottate per contenere i costi senza penalizzarne le funzionalità spinsero alcuni recensori dell'epoca a classificarlo come "il computer con il miglior rapporto prezzo-prestazioni". Le piccole dimensioni, la velocità di calcolo e il prezzo relativamente basso lo resero popolare negli anni ottanta in tutto il mondo, tanto che se ne ebbero versioni clonate e praticamente uguali in estetica ma con nomi diversi, come l'Inves Spectrum in Spagna, il Moscow e poi il Baltic in Russia. Lo Spectrum fu anche distribuito negli USA con il marchio Timex, in una inusuale livrea chiara.
L'interprete BASIC venne fortemente personalizzato dalla Sinclair per compensare i limiti della tastiera e per sfruttare al massimo le caratteristiche grafiche e sonore della macchina.
Furono prodotte varie versioni dello Spectrum: oltre alle prime a 16 e a 48 kB, possiamo ricordare quella con una tastiera vera derivata da quella del Sinclair QL (Spectrum +) e le ultime, dopo l'acquisizione del progetto da parte dell'Amstrad con BASIC esteso, 128 kB di RAM ed il registratore a cassette o il floppy incorporato (Spectrum +2 e Spectrum +3).

Lo ZX Spectrum 16/48 kB è stato prodotto in numerose versioni. Dalla rarissima "Issue One" del 1982 fino all'ultima evoluzione del 1984 con la "Issue 6A".

Storia

Con lo ZX Spectrum la Sinclair intendeva riproporre la filosofia minimale introdotta negli anni precedenti con lo ZX80 (1980) e lo ZX81 (1981). Il nome in codice, ZX82 (o ZX81 Colour) venne sostituito dal nome commerciale ZX Spectrum, con il quale si voleva sottolineare la possibilità di visualizzare immagini su tutto lo spettro dei colori (i due computer precedenti, malgrado il discreto successo, non disponevano né di suono né di colore). I due modelli disponibili disponevano di 16 kB e di 48 kB di memoria (il kit di espansione a 48 kB per il modello più piccolo in Italia costava circa 90.000 lire).
Lo Spectrum con 48 kB di serie fece il suo debutto alla fine del 1982 e diventò ben presto uno degli home computer di maggior successo. Le caratteristiche che attiravano di più gli acquirenti erano il prezzo e la linea compatta, risultati ottenuti concentrando molta dell'elettronica in un solo chip custom (la Uncommitted Logic Array della inglese Ferranti, nota anche come ULA).
Milioni di unità furono vendute, principalmente in Europa, e le prime crisi settoriali dopo il Natale 1984 e gli altri pretendenti al trono degli 8-bit (Commodore 64, Amstrad CPC464, ecc.) non compromisero il suo successo: la larga base di utenti della macchina valeva più di qualunque fattore prestazionale dei concorrenti.
Lo Spectrum+, sebbene sostenuto in Italia da una ragionevole campagna di marketing consisteva in un semplice restyling: di fatto si trattava di un 48K dotato di tastiera rigida (venne venduto anche un kit per sostituire la tastiera del 48K "classico" con quella del "Plus"). Nonostante tutto a fine anno la Sinclair deteneva ancora il 43% del mercato Britannico superando, almeno sul suolo nazionale, Commodore e Acorn.
Le promesse del governo inglese nel 1985 e la presentazione dello Spectrum 128 (lanciato inizialmente in Spagna con la collaborazione della Inves) che avvenne ufficialmente a Natale dello stesso anno non salvarono la società, che aveva investito troppo nel tentativo di commercializzare QL e C5. Nel marzo 1986 la Sinclair Research fu venduta alla società che era stata la sua più accanita concorrente, la Amstrad di Alan Sugar.
L'Amstrad non fece scomparire lo Spectrum per favorire la sua linea di macchine CPC, anzi lanciò lo ZX Spectrum 128K +2. Dotato di 128Kb di RAM e di una tastiera migliorata, la nuova macchina presentava tre caratteristiche derivate dagli Amstrad CPC 464 e 4128: un registratore a cassette incorporato, una interfaccia joystick "non standard" e soprattutto un chip audio. Così facendo continuò a detenere un alto livello di vendite nella fascia bassa del mercato, e le software house ne approfittarono per inserire delle colonne sonore nei loro titoli più recenti (se nel vecchio Speccy l'audio era limitato a un beeper).
Nel 1987 iniziarono a comparire i primi computer a 16-bit e la Amstrad presentò i modelli +3 con disk drive incorporato da 3 pollici ereditato dal CPC.
Con il boom dei 16-bit i possessori di Spectrum si spostarono verso altre piattaforme ma la macchina non scomparve del tutto: la sua economicità e la vastissima libreria di software lo fecero diventare uno dei computer più venduti nei paesi dell'est europeo.

Grafica

Lo ZX Spectrum opera costantemente in modalità grafica, e la sua memoria video può essere indirizzata direttamente. La mappa dello schermo prevede 256x192 pixel, e il font di caratteri, di dimensioni 8x8 pixel, permette la visualizzazione di 24 righe da 32 caratteri. Con l'utilizzo di font più compatti i programmatori arrivarono comunque ad ottenere fino a 85 caratteri per riga, sebbene raramente si superasse il limite delle 64 colonne (è ad esempio il caso del Word Processor "Tasword II"). Testo e grafica possono essere tranquillamente usati contemporaneamente. Lo schermo è diviso in due sezioni: quella superiore normalmente occupa le prime 22 linee di caratteri e mostra il listato o l'output dei programmi in esecuzione; quella inferiore, costituita dalle ultime 2 righe, mostra il comando digitato o la linea di programma che si sta modificando o eventuali messaggi di sistema. I comandi possono essere editati con l'ausilio dei tasti cursor left, cursor right, insert e delete con ripetizione automatica.
A differenza delle console per videogiochi dell'epoca (e di diversi home-computer indirizzati al mercato dei videogiochi), l'hardware dello ZX Spectrum non implementava un chip grafico in grado di generare i cosiddetti sprite, né vi erano porte joystick di serie. La velocità del processore e la possibilità di un accesso relativamente veloce alla pagina video permisero ugualmente la creazione di una vasta libreria di videogiochi che sfruttavano ingegnosi trucchi di programmazione per animare figure sullo schermo.
Lo Spectrum, per il quale non era commercializzato un monitor dedicato, si collega ad un normale televisore PAL UHF a colori o in bianco e nero, sul canale 36.

Colori

Per utilizzare i colori senza consumare troppa memoria e potenza di calcolo i progettisti scelsero di far colorare solo le 32x24 aree di 8x8 pixel: ogni area 8x8 poteva mostrare 2 colori da una palette di 15 (8 di base più 7 a luminosità maggiorata, "bright" - il nero non subisce l'effetto del bright), più la possibilità del flash (lampeggiamento, generato dall'hardware, ottenuto invertendo ciclicamente il colore di sfondo e quello in primo piano). In un'area di 8x8 pixel non potevano perciò essere presenti contemporaneamente più di due colori qualsiasi; tentare di utilizzare un altro colore avrebbe cambiato gli "attributi" dell'intera area 8x8 (limitazione all'origine del cosiddetto effetto del colour clash, passione e fastidio di tanti programmatori Spectrum).
I colori base sono: nero, verde, blu, rosso, magenta (porpora), cyan (ciano), giallo e bianco. Tutti gli otto colori possono essere presenti sullo schermo contemporaneamente con eventuali zone lampeggianti e altre fisse e dei caratteri con l'extra bright: tramite quest'ultimo accorgimento si ottengono in tutto 15 colori, ma non è possibile usare un colore bright ed uno standard nel medesimo quadretto di 8 x 8 pixel. Il colore del bordo dello schermo è definibile con uno degli 8 colori base tramite il comando BORDER. I colori di primo piano (foreground) e di sfondo (background) e gli attributi di luminosità (brightness) e lampeggio (flashing) sono impostati con i comandi BASIC INK, PAPER, BRIGHT e FLASH. Possono essere attivati anche OVER (sovrascrittura degli attributi dello schermo) e INVERSE (scambia i colori di sfondo e primo piano). Questi sei comandi possono essere impostati in modo da modificare tutte le successive operazioni PRINT, PLOT, DRAW o CIRCLE o riguardare una singola riga di comando.

Audio

Come molti altri microcomputer dei primi anni ottanta, per la generazione dei suoni lo ZX Spectrum è dotato solo di un limitato buzzer, teoricamente in grado di generare esclusivamente segnali ad onda quadra. Grazie alla discreta velocità di calcolo del microprocessore questi limiti sono stati comunque spesso superati con accorgimenti software: tramite accurate temporizzazioni infatti i programmatori hanno sintetizzato svariati effetti sonori, brani polifonici e addirittura un minimo di sintesi vocale. Il segnale sonoro può inoltre essere riprodotto, amplificato e (seppure in bassa qualità) campionato sfruttando gli stessi connettori messi a disposizione per il registratore a cassette. Questa caratteristica, che potrebbe sembrare banale, è stata utilizzata per molte realizzazioni hardware a basso costo, tra le quali la penna ottica e un modem RTTY per radioamatori: l'essenzialità degli schemi elettrici, principalmente costituiti da circuti per l'amplificazione e l'adattamento dei segnali, veniva infatti compensata via software.
I modelli prodotti da Amstrad montano un vero e proprio chip audio, quindi offrono un sonoro migliore di quello ottenibile con l'altoparlantino integrato nei modelli precedenti. Il chip era lo stesso degli Amstrad CPC ed un parente stretto di quello montato sull'Atari ST, la qualità era inferiore a quella del C64 ma era pur sempre un importante passo avanti rispetto al 48K ed al primo plus. Molti giochi hanno usato il chip senza rinunciare alla compatibilità coi modelli precedenti, anche se ovviamente questi ultimi non erano in grado di riprodurre i suoni e le musiche che richiedevano il chip.

Tastiera

La tastiera ha 40 tasti con maiuscole e minuscole e tasto Caps Lock. Tutti i tasti hanno la ripetizione automatica. I primi modelli di Spectrum (Spectrum 16K e Spectrum 48K) hanno una tastiera gommosa piccola e piuttosto scomoda: per ridurre la fatica di digitazione durante la programmazione il produttore pensò quindi di associare ad ogni tasto due o tre comandi BASIC, richiamabili premendo semplicemente il tasto associato, eventualmente in combinazione coi tasti CAPS SHIFT e/o SYMBOL SHIFT: in tal modo, oltre a permettere una maggiore velocità di redazione del software, si eliminava la possibilità di lasciare errori di sintassi nei listati, il che contribuì alla divulgazione di questo semplice ma assai utile linguaggio di programmazione.
Il set di caratteri comprende, oltre ai normali caratteri ASCII, 16 caratteri grafici, 22 codici colore e 21 caratteri grafici ridefinibili dall'utente.

Interfacce e periferiche

Sulla porta di espansione, documentata accuratamente nei manuali a corredo, furono realizzate una miriade di interfacce aggiuntive. La Kempston produsse interfacce per joystick e mouse. La Sandy produsse floppy drives da 400 e 800kb di capacità. Seikosha vendeva una stampante ad aghi a colori corredata di interfaccia parallela dedicata allo Spectrum e fornita di software di controllo per le funzionalità di hardcopy; tra le tante stampanti utilizzate con lo Spectrum in Italia la Mannesmann Tally MT-80 ebbe una discreta diffusione, in quanto controllabile sia tramite porta parallela che (con apposita espansione interna), tramite porta seriale. La Sinclair stessa produsse una mini-stampante a carta termica (la ZX Printer) e dei supporti di memorizzazione di massa (i problematici ZX Microdrive, costituiti di piccoli nastri magnetici interamente gestiti dal computer, che avrebbero dovuto sostituire a basso costo i drive per dischi).

15 settembre 2011

Sinclair ZX81 (dalla mia collezione)


+ espansione RAM Sinclair 16 KByte in scatola originale completa di manuali

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CPU: Zilog Z80, 3,25 MHz, 8 bit

ROM: 8 KByte con interprete BASIC
RAM: 1 KByte espandibile esternamente a 16, 32 o 64 KByte
Video: B/N, 24 x 32 caratteri in modalità testo
Audio: no
Anno: 1981

Le informazioni seguenti sono prese da qui

Home computer basato sul processore Zilog Z80A prodotto da Sinclair Research. Fu presentato nel 1981 come successore del Sinclair ZX80. Il computer era acquistabile sia già assemblato sia, ad un costo inferiore, come kit da montare. Come lo ZX80, anche lo ZX81 disponeva di una semplice uscita TV, caricava e salvava i programmi tramite un normale registratore a cassette e presentava una particolare tastiera a membrana.
Lo ZX81 ha avuto un successo sopra ogni aspettativa: nonostante la sua semplicità, ne sono stati venduti più di 1 milione di esemplari.

Descrizione

Come nello ZX80, il processore era un compatibile Z80 prodotto da NEC, operante ad un clock di 3,25 MHz, ma la ROM era cresciuta a 8 kB. Grazie alla maggior capacità, trovava alloggio una versione riveduta del Sinclair BASIC che introduceva il supporto ai numeri in virgola mobile. La ROM era stata adattata da quella dello ZX80 da Steve Vickers per Nine Tiles Ltd, che aveva prodotto la prima versione del Sinclair BASIC. La nuova ROM era compatibile anche con lo ZX80 e Sinclair la offrì, insieme ad una nuova maschera per la tastiera, come kit di aggiornamento per quel computer.

Il sistema di base integrava 1 kB di RAM, usata per memorizzare le variabili di sistema, l'immagine dello schermo, il programma e tutti i dati. Lo schermo aveva una unica modalità testuale con 32 colonne per 24 righe: usando dei particolari caratteri semi-grafici del set di caratteri contenuto in ROM posizionati con il comando PLOT era possibile creare dei disegni con una risoluzione di 64×48 punti. Lo ZX81 usava una memoria video, lo screen buffer, ridimensionabile, che poteva essere aumentata o diminuita a seconda della memoria installata e/o del quantitativo di RAM libera.
La RAM di base poteva essere aumentata fino a 16 KByte con un'apposita espansione esterna prodotta dalla stessa Sinclair. Alcuni produttori indipendenti realizzarono espansioni molto più grandi fino a raggiungere i 64 Kbyte. Il BASIC era ampliato rispetto al suo predecessore e poteva utilizzare anche numeri in virgola mobile. Oltre alla suddetta espansione di memoria, al computer era possibile collegare una mini stampante elettrostatica che utilizzava una speciale carta rivestita da un sottile film di alluminio.
Lo ZX81 fu inizialmente venduto per corrispondenza, come kit di montaggio a £ 49,95 oppure già assemblato a £ 69,95 (2010: € 290 ca.) o 100 dollari (negli USA). In Italia veniva venduto al prezzo di Lire 99.000 (+ IVA 18%, 51 euro + IVA), già montato, oppure si poteva trovare in scatola di montaggio come in Inghilterra; era distribuito da G.B.C.

Hardware

La prima versione della Scheda madre dello ZX81 era disegnata a mano. Le versioni successive furono realizzate utilizzando strumenti CAD.
Lo ZX81 era concettualmente simile allo ZX80 ma tecnicamente molto differente: i tecnici Sinclair avevano infatti rivisto la circuiteria interna, e gran parte delle funzioni svolte dai chip in logica TTL dello ZX80 erano state integrate in un unico processore dedicato denominato ULA (tipo 2C184E o 2C210E), prodotto da Ferranti. La nuova scheda madre presentava così solo 4 o 5 chip: il microprocessore, l'ULA, la ROM da 8 kB, ed 1 chip RAM da 8x1 kB oppure 2 chip 4x1 kB, a seconda dei modelli. Il ridotto numero di componenti fece sì che la produzione dello ZX81 fosse più semplice ed economica, riflettendosi sul prezzo finale di vendita, inferiore a quello del suo predecessore.

Curiosità

Tra le curiosità legate allo ZX81 Sinclair va ricordato che nel luglio 1986 i giornali dedicarono ampi spazi ad un avvenimento, per quell'epoca, veramente curioso: uno dei supercomputer Cray-1 usato dai militari francesi per effettuare analisi dei test nucleari di Mururoa e conservare informazioni sulle bombe atomiche francesi venne infatti "bucato" da tre intraprendenti giovani con un "semplice" Sinclair ZX81.