30 agosto 2011

Commodore 64 (dalla mia collezione)

in scatola originale completa, manuale in italiano


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CPU: MOS 6510, v.PAL 0,98 MHz, 8 bit
ROM: 20 KByte con KERNAL e CBM Basic 2.0
RAM: 64 KByte
Video: VIC-II, max 16 colori, 320 x 200 o 160 x 200, 40 colonne x 25 righe, 8 sprite hardware
Audio: SID 6581, 3 canali programmabili
Anno: 1982



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Importanza storica e dati di vendita

Il Commodore 64 è il computer più venduto al mondo, record che si trova anche nel Guinness dei primati. Nel 1986 furono venduti più di 10 milioni di esemplari in tutto il mondo. Fu commercializzato fino al 1993, quando le unità vendute furono appena 700 mila. In totale ne sono stati venduti nel mondo oltre 17 milioni di esemplari: record che con tutta probabilità non verrà mai più superato (la natura degli attuali computer, assemblati diversamente a seconda delle esigenze dell'utente, rende praticamente impossibile ripetere un'impresa simile).
La semplicità d'uso e facilità di programmazione di questo nuovo computer era superiore sia ai suoi predecessori (il PET e il VIC-20) sia agli altri home computer concorrenti. Grazie a ciò e al suo prezzo di vendita, in breve tempo divenne il computer più venduto nella storia dell'informatica.
Il Commodore 64 venne inizialmente costruito usando lo stesso chassis del Vic-20 al fine di mantenere bassi i costi di produzione. Dopo alcuni anni, la Commodore cambiò leggermente l'estetica del computer assieme ad altri cambiamenti minori, ribattezzandolo 64C.
Nonostante il cessare della produzione, lo sviluppo di software per questa macchina continuò e ancora oggi (2011) c'è chi scrive dei giochi per il Commodore 64 o fa dei porting da giochi per telefoni cellulari.

Origini

Nel gennaio 1981, la sussidiaria della Commodore per la progettazione di circuiti integrati, la MOS Technology Inc. iniziò il progetto dei chip grafico e sonoro per la nuova generazione di console per videogiochi.
Il lavoro di progettazione per i chip fu completato in novembre, ma il progetto della console venne cancellato dopo un meeting con il presidente della Commodore, Jack Tramiel, il quale voleva che i chip formassero la base per un computer con 64 kB di RAM, il doppio del quantitativo di RAM di molti dei personal computer disponibili nel tardo 1981. Sebbene 64 Kb di RAM fossero molto costosi, Tramiel sapeva che i prezzi della DRAM stavano crollando e che sarebbero alla fine calati a un livello accettabile prima di passare alla piena produzione.
Alla squadra di progettazione furono dati meno di due mesi per sviluppare un prototipo che potesse essere mostrato all'International Winter Consumer Electronics Show, nel gennaio 1982. Il C64 fece un debutto impressionante come ricorda David A. Ziembicki: "Tutto quello che vedemmo al nostro stand erano le persone dell'Atari con la mascella spalancata, che dicevano 'Come potete farlo per solo 595 dollari?'". Il costo di costruzione di ogni C64 è stimato attorno ai 135 dollari, grazie all'integrazione verticale e, più crucialmente, ai vantaggi della fabbricazione dei circuiti integrati della MOS Technology. Questo rendeva possibile un ampio margine di guadagno con il quale lavorare.
Il nome adottato dalla casa costruttrice fu inizialmente Commodore VIC-30, ma prima della distribuzione venne cambiato in Commodore 64.

Presentazione al pubblico

Il Commodore 64 è stato annunciato all'International Winter Consumer Electronics Show del 1982 (7–10 gennaio 1982 – Las Vegas Convention Center – Las Vegas, Nevada, Stati Uniti) durante il quale ne è stato anche mostrato un prototipo. Cinque mesi dopo è stato presentato in anteprima mondiale all'International Summer Consumer Electronics Show del 1982 (6–9 giugno 1982 – McCormick Place – Chicago, Illinois, Stati Uniti). Nell'agosto 1982 è iniziata la vendita al dettaglio negli Stati Uniti con un prezzo di lancio di 595 dollari.
In Italia il Commodore 64 è stato presentato in anteprima allo SMAU del 1982 (17–23 settembre 1982 – Fiera di Milano – Milano) dove Commodore International Ltd. era presente ufficialmente con un proprio stand. I visitatori non hanno potuto vederlo in funzione ma solo ammirarlo dietro una vetrinetta posizionata al centro dello stand. L'importazione e la distribuzione autorizzata del Commodore 64 in Italia è stata curata direttamente dalla Commodore International Ltd. attraverso la propria consociata italiana Commodore Italiana S.r.l. che lo ha reso disponibile per la vendita al dettaglio a partire dal marzo 1983 con un prezzo di listino di 973.500 lire, listino in cui il Commodore 64 è rimasto fino al dicembre 1993 con un prezzo ribassato più volte.

Vincere la guerra del mercato

Il C64 fronteggiò una vasta gamma di macchine concorrenti, dopo la sua introduzione nell'agosto 1982. Con un impressionante prezzo di listino e con il suo hardware avanzato, superò velocemente molti dei suoi concorrenti. Negli Stati Uniti i più grandi concorrenti del C64 erano l'Atari 800 e l'Apple II. L'Atari 800 era molto simile in termini di hardware, ma era molto costoso da costruire, il che forzò l'Atari a spostare la sua produzione nell'Asia orientale. Costrinse anche l'Atari a riprogettare le loro macchine per essere più economiche, dando la luce alla linea dei 400/800XL. L'ormai vecchio Apple II non poteva competere con l'hardware del C64, ma era molto espandibile grazie ai suoi slot interni, una caratteristica che il C64 non aveva.
Nel Regno Unito i concorrenti principali del C64 erano il britannico Sinclair ZX Spectrum e l'Amstrad CPC. Rilasciato qualche mese prima del C64, e venduto a quasi metà del suo prezzo, lo Spectrum diventò rapidamente leader del mercato. Il C64 competerà in popolarità con lo Spectrum nella seconda meta degli anni ottanta, sopravvivendo allo stesso quando ne fu cessata la produzione, nel 1992.
La chiave del successo del C64 furono le aggressive tattiche di marketing, che portarono a venderlo nei grandi magazzini, nei discount e nei negozi di giocattoli, oltre che nella rete di rivenditori autorizzati. Questo gli consentì, come al suo predecessore VIC 20, di competere con le console per videogiochi.
Nel 1983 la Commodore offrì, negli Stati Uniti, un incentivo di 100 dollari all'acquisto di un C64, ritirando un qualsiasi computer o una console per videogiochi. Il successo del VIC-20 e del C64 contribuì anche in modo significativo all'uscita di scena della Texas Instruments dal campo degli home computer (si veda TI-99/4A) e al tristemente noto crack dei videogiochi del 1983.

L'hardware

Il Commodore 64 usava il microprocessore MOS Technology 6510, con 64 KByte di RAM e 20 KByte di ROM con il KERNAL (che sta per Keyboard Entry Read, Network, And Link) e il CBM BASIC versione 2.0: audio e video erano gestiti da due chip separati. Poiché il processore 6510 poteva indirizzare solo 64 Kbyte di memoria in tutto, 20 Kbyte della RAM erano nascosti dalla ROM. Un registro permetteva di mappare in memoria la RAM nascosta escludendo la ROM, cosa molto utile nei programmi assembly che non avevano bisogno dell'interprete BASIC. Il progetto hardware originale del Commodore 64 fu opera di un gruppo di circa dodici ingegneri i quali, successivamente, lasciarono la Commodore.

Il microprocessore

Il microprocessore utilizzato era il MOS Technology 6510, una versione modificata del 6502 con alcuni registri hardware aggiuntivi nelle locazioni $00 e $01, per il registratore a cassette, che veniva gestito direttamente dal microprocessore, e per la configurazione di memoria. La frequenza di clock era pari a 0,9875 MHz. Le istruzioni più semplici prendevano almeno 2 cicli di clock, quelle più complicate 7. Quindi il Commodore 64 aveva una potenza di calcolo di una piccola frazione di MIPS. Poteva però delegare molti compiti ai due chip aggiuntivi descritti di seguito (più il CIA, Complex Interface Adapter = Adattatore di interfaccia complessa). Questa caratteristica, cioè l'architettura a coprocessori, costituì la base sulla quale venne in seguito sviluppato il primo computer Amiga dalla Hi-Toro, il quale venne poi commercializzato ed ulteriormente sviluppato dalla Commodore e spopolò negli anni ottanta e nei primi anni novanta con i successivi modelli.
Esistevano anche delle schede aggiuntive Z-80, che consentivano di utilizzare lo Zilog Z80 (evoluzione dell'Intel 8080A) sul Commodore 64. Una di queste era la cartuccia CP/M Z80 della Commodore che permetteva di utilizzare il suddetto OS (versione 2.2) tramite una combinazione di emulazione hardware/software.

Il chip video

Il Commodore 64 possedeva un chip video (VIC-II) che poteva produrre 16 colori (L'illusione ottica di un numero maggiore di colori era ottenibile con particolari algoritmi software). Aveva una risoluzione massima di 320 x 200 punti nel modo "hi-res" (2 colori possibili per ogni cella 8 x 8), e di 160 x 200 nel modo "multicolor" (4 colori possibili per ogni cella 4 x 8, con pixel di larghezza doppia). Il modo testo forniva una visualizzazione di 40 colonne per 25 righe. Il font di caratteri di default era modificabile (bastava ordinare al circuito grafico di prelevare le definizioni dei caratteri dalla RAM anziché dalla ROM). Il chip gestiva fino a 8 sprite hardware, cioè delle forme grafiche facilmente gestibili dal chip per ottenere immagini e animazioni, disegnate sopra allo schermo tradizionale. Il VIC-II era capace di generare un interrupt in una qualunque linea di scansione del video desiderata. Questo permetteva al programmatore di riprogrammarlo "al volo" in modo da usare un set di parametri diverso per zone diverse dello schermo, per esempio per riutilizzare un'altra volta gli 8 sprite, avendone così 16 o anche più disponibili sullo schermo (fino a 144 in alcuni complicati Demo). I registri del VIC-II sono memory-mapped agli indirizzi di memoria $D000-$D02E (in decimale 53248-53294), quindi nella configurazione normale la RAM a quegli indirizzi non era disponibile contemporaneamente ai registri del VIC-II.

Il chip audio

Il supporto audio superava tutti i computer della stessa classe. Alla base c'era il chip SID 6581, progettato da Bob Yannes (il progettista del VIC-20), che poteva riprodurre tre voci hardware, permettendo la riproduzione della voce umana senza hardware aggiuntivo (vedere ad esempio il programma "SAM" - Software Automatic Mouth = "bocca automatica software"). A livello di sintesi, il SID costruiva i suoni a partire da quattro forme d'onda basilari - a Impulsi o Quadra, Triangolare, a Dente di Sega, Rumore Bianco - più l'ADSR. Il numero di voci poteva essere "aumentato" mediante tecniche software che aggiungevano campionamenti audio PWM, perché il SID poteva anche campionare segnali analogici, con risoluzione di 4 bit. Anche i registri di controllo del SID, come quelli del VIC-II, erano memory-mapped (essendo il SID, così come il VIC-II, il CIA, ecc. un adattatore di interfaccia, cioè mappato in memoria) agli indirizzi $D400-$D41C (decimale 54272-54300).

Sistema operativo

Il Sistema Operativo del Commodore 64 era costituito da tre componenti, separati ma interdipendenti. La particolare architettura che permetteva al C/64 una modalità di indirizzamento della RAM "al di sotto delle ROM" permetteva modifiche in software a componenti del sistema, spesso mostrate a titolo di esperimento negli articoli delle riviste specializzate. Tali modifiche, ovviamente, andavano perdute allo spegnimento.
1- Il KERNAL
2- L'editor di schermo
3- L'interprete BASIC ( Commodore BASIC )

Il KERNAL era il kernel adottato dai Commodore 8-bit, utilizzato per la prima volta nel Commodore PET 2001 (1977), via via aggiornato nel corso degli anni. Esso è un insieme di routine preposte alla gestione dell'I/O (gestione dello schermo, della tastiera e di tutte le varie periferiche). Le routine potevano anche essere chiamate dall'utente mediante una jump table standardizzata: in questo modo, le chiamate alle routine presenti su tutte le versioni del KERNAL funzionavano correttamente su tutti i modelli Commodore 8-bit (nonostante le differenti mappe di memoria). I programmi in linguaggio macchina potevano così essere scritti più rapidamente, ed avevano un ragionevole grado di portabilità. Le subroutine di IRQ (interrupt) e NMI (non-maskable Interrupt) erano collocate in questa ROM: per evitare un blocco del sistema, i programmi che accedevano in lettura alla RAM sottostante vi dovevano piazzare precedentemente una finta routine NMI e disattivare l'IRQ. Il bus era concepito in modo tale che le scritture avvenivano in RAM anche quando la lettura era possibile dalla ROM.
L'editor di schermo era il programma preposto alle funzioni di immissione del testo da parte dell'utente, alloggiato nella medesima ROM del Kernal.
L'interprete BASIC, di diretta derivazione del Microsoft BASIC dell'allora neonata ditta di Redmond, consentiva all'utente di scrivere i programmi in BASIC, e più in generale di interagire con il sistema operativo, immettendo dei comandi nel modo diretto (come il comando LOAD per caricare un programma, oppure i comandi di gestione dell'unità a disco 1541). In questo modo era possibile interagire con la macchina. L'interprete usato nel C64 è il CBM BASIC V 2.0, privo di comandi per la gestione della grafica bit-map, sprite e di gestione del suono. In ogni caso, erano disponibili come estensione il Simons' BASIC e numerosi altri interpreti, sia di tipo generico che specializzati. Tali estensioni del Basic erano in qualche raro caso disponibili sotto forma di cartridge, benché ad esempio il Simons' Basic fosse disponibile anche come software puro. La scrittura di tali estensioni diventò un'attività sufficientemente diffusa nella seconda metà degli anni ottanta, quando in Italia videro la luce alcune produzioni notevoli, tra cui le routine grafiche di Danilo Toma per disegnare in wire-frame in tre dimensioni ed un emulatore (così chiamato dalla Systems che lo produsse, ma sarebbe più corretto oggi chiamarlo "simulatore") del GW-Basic dei PC IBM. La grafica ed il suono potevano essere gestiti anche da BASIC 2.0, utilizzando le istruzioni PEEK e POKE, rispettivamente per leggere e modificare un valore nella memoria (gli adattatori di interfaccia dei sistemi Commodore 8-bit erano infatti mappati in memoria). Tecnicamente, il BASIC ha bisogno del KERNAL per funzionare, ma non vale il viceversa: programmi in linguaggio macchina, una volta lanciati, disattivavano spesso la ROM BASIC per guadagnare ulteriori 12KB di memoria contigua (gli 8 liberati dalla ROM del Basic e un'area da 4KB successiva) rispetto ai 38 originali.
Per quanto riguarda la visualizzazione dei caratteri, un chip ROM di 4K (detto "generatore dei caratteri") conteneva le bitmap 8x8 del particolare doppio set di caratteri di questi computer, in grado di offrire due tipi diversi di visualizzazione: maiuscolo/simboli (default all'accensione) e minuscolo/maiuscolo, con la posizione delle maiuscole e minuscole scambiata rispetto allo standard ASCII. Tali caratteristiche sono ereditate direttamente dal VIC-20. Era possibile ordinare al circuito grafico (VIC-II) di leggere le forme dei caratteri sulla RAM, in modo da poter utilizzare un set di caratteri personalizzato. Una versione svedese e una giapponese del Commodore 64 comprendevano una differente ROM dei caratteri e le necessarie modifiche al Kernel per gestirla. La versione giapponese aveva i caratteri locali collocati al posto dei simboli accessibili tramite il tasto modificatore col marchio Commodore (C=) ed il tasto Shift Lock diventava "C= lock". Un cenno particolare meritano gli emulatori software scritti per Amiga, PC ed altri computer, che in qualche caso permettevano di caricare da file versioni alternative di ognuna delle ROM, includendo talora una versione ridisegnata dei caratteri di sistema.
Nel 1986 fu sviluppato, dalla Berkley Softworks, un sistema operativo con interfaccia grafica: GEOS (Graphical Environment Operating System), che ottenne un buon successo e che fu reso disponibile anche per il Commodore C128.
Progetti alternativi e quasi sempre di stampo amatoriale, come il sistema Lunix (Little Unix, da non confondersi con Linux), sono tuttora disponibili tramite siti FTP che contengono software per questa classe di computer. Fanno eccezione, per richiesta della Tulip che ne detiene i diritti, proprio le immagini delle ROM originali del sistema, scomparse anche dove presenti in precedenza.

Commodore 128 (dalla mia collezione)

+ manuale in italiano



CPU: MOS 8502 a 1 o 2 MHz, Zilog Z80 a 4 MHz
ROM: 64 KByte: Basic 7.0 (32KB), KERNAL (16KB), C64 (16KB)
RAM: 128 KByte espandibile a 512 KByte
Video: MOS 6569 "VIC-II" 320x200 o 160x200, testo 40x25. MOS 8563 "VDC" 640x200 o 640x400, testo 80x25. Max 16 colori
Audio: MOS 6581 "SID" mono 3 canali, 6 ottave
Anno: 1985


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Il Commodore 128 è un modello di computer della CBM Commodore Business machines commercializzato nel gennaio del 1985, tre anni dopo il suo celebre predecessore, il Commodore 64.

Caratteristiche tecniche:

-> ROM 64 KByte: in Basic V7.0 (32 KByte), KERNAL (16 KByte) e C64 (16 KByte)
-> Processore MOS 8502 a 1 oppure 2 MHz (viaggiando a 2 MHz viene però oscurato l'output del processore VIC-II. Il 8563, a 80 colonne,    rimane ovviamente visibile.)
PS: Tipicamente, in "C64 mode", la modalità a 2 MHz (per via del oscuramento e del fatto che nel 6510 questa possibilità non esisteva), non sarebbe impiegabile. In realtà esiste il modo, e si può mantenere l'uso del video, switchando tra 1 e 2 MHz, ad ogni vertical blank, tramite una routine guidata dall'interrupt del raster video.
-> Processore parallelo Zilog Z80 a 4 MHz per lanciare e gestire il SO CP/M. Sta di fatto che i 4 MHz, per altri limiti hardware, non vengono realmente impiegati, operando quindi a 2 MHz.
-> Chip Video MOS 6569 "VIC-II", e MOS 8563 "VDC" (in modalità C 128 e CP/M)
PS: il 8563 VDC usualmente ha 16 kB di video RAM dedicata. I C128D erano equipaggiati di ben 64kB permettendo risoluzioni più alte e/o con un numero maggiore di colori.
-> Chip Audio MOS 6581 "SID" mono 3 canali, 6 ottave
-> RAM 128 kb (visibili in due banchi da 64K) espandibile a 512kb.
-> Modalità Testo 80x25 (8563) e 40x25 (VIC-II) su schermi indipendenti, quest'ultima anche su televisore
-> Modalità Grafica
Via 8563 : 640x200 monocromatico (e oltre, se si hanno 64Kb), 640x400 interlacciato (se 64Kb). Entrambe non supportata dal Basic di  serie. Output RGBI (o anche videocomposito, se ci si limita al monocromatico).
Via VIC-II : 320x200 monocromatico oppure 160x200 a 4 colori. 8 Sprite gestiti dall'hardware. Output su videocomposito o TV (RF). Schermo gestito indipendentemente dall'altro.
-> Colori 16
-> Tastiera tipo esteso a 92 tasti con tastierino numerico.
-> Porte 1 seriale IEC, 1 userport, 1 porta cartucce C64, 1 Audio/Video, 1 RGBI, 1 Antenna HF, 1 porta per unità a nastro Datasette, 2 Joystick "standard Atari"
PS: la porta RGBI è un connettore standard DB9, con segnali RGB TTL digitali (come l'antico standard CGA, quindi 15 kHz)
Sistemi Operativi disponibili BASIC 7.0, BASIC 2.0 (modalità C64), BASIC 8.0, CP/M, GEOS64, GEOS C128, Lunix

Storia

Il C 128 nacque dopo lo sfortunato tentativo del 1984 di rimpiazzare il VIC-20 e il Commodore 64 con le macchine della serie TED (dal nome della particolare componentistica), ossia il Commodore 16 (detto anche C16) e il Plus 4, quest'ultimo destinato all'utenza professionale: queste macchine non erano però compatibili con i due predecessori e non potevano sfruttare la gran massa di programmi e giochi scritti per il C64. Vista la pessima accoglienza delle due nuove macchine sul mercato e resosi conto dell'errore commesso, il management di Commodore cercò di riparare con il Commodore 128, che era compatibile con il C64 ma implementava alcune delle caratteristiche avanzate delle macchine TED, come il BASIC 3.5 che venne ulteriormente sviluppato e portato alla versione 7.
Fu così che il C 128 fu lanciato da Commodore nel 1985 al Las Vegas Computer Show. Per l'epoca era un computer dalle notevoli caratteristiche, ma presto, come è stato già detto fu abbandonato a causa dell'incredibile successo delle macchine a 16 bit e soprattutto della nuova piattaforma da poco acquistata dalla Commodore, l'Amiga.

Il Commodore 128 montava un processore (MOS 8502) che, sebbene più potente di quello del C64 (il 6510), era compatibile con esso e poteva far girare tutto il parco software del fratello più anziano e più diffuso. Le nuove caratteristiche hardware promettevano inoltre, sulla carta, una più vasta gamma di utilizzi professionali e ludici: la grafica offriva una modalità a 640x200 (grazie al nuovo chip VDC) e il suono era a 3 canali. Tuttavia, incredibilmente, proprio questo chip era il maggior punto debole del C128: il chip era stato ufficialmente rilasciato come processore per modalità "solo testo", anche se, leggendo attentamente le schede tecniche, si evinceva che era possibile anche una modalità grafica ad alta definizione (senza supporto per gli sprite), ma i dettagli non erano sufficienti per poterla utilizzare. A causa di ciò l'unica modalità usabile del VDC era quella testuale ad 80 colonne. Affiancato al VDC era stato integrato nella piastra madre anche il "vecchio" VIC-II, che però non era in grado di operare al clock di 2 MHz dell'8502: perciò l'unica maniera per avere la modalità a 40 colonne (320x200) era quella a velocità dimezzata.
Solo più tardi fu pubblicato in un libro il modo per accedere alla modalità grafica del VDC: in pratica si trattava di accedere alla memoria video del VDC indirizzando singolarmente ogni locazione attraverso un macchinoso sistema a due registri, che rendeva molto lente le operazioni grafiche. Lo sviluppo di giochi con grafica in modalità 640x200 era di fatto improponibile impiegando il BASIC nativo: per questo motivo gli autori del libro, tramite la loro software house Walrusoft, crearono il BASIC 8.0, una eccezionale estensione al BASIC che consentiva una gestione semplice del VDC).

Il Commodore 128 poteva contare anche su un processore parallelo Z80 di ZiLOG che consentiva l'utilizzo del sistema operativo CP/M e permetteva di accedere al vasto parco programmi scritti per questo sistema operativo. Ma il lavoro dello Z80 non si limitava a questo: era di fatto il fulcro centrale senza il quale il C128 non sarebbe potuto esistere: era questa CPU, infatti, che veniva "risvegliata" per prima all'avvio della macchina e controllava se non fossero inserite delle cartucce C64/C128 nell'apposito slot oppure che l'utente non stesse premendo il tasto "C=" (Commodore) per richiedere l'avvio della modalità C64.
Per permettere al CP/M di funzionare con prestazioni degne, il Commodore 128 supportava nativamente una modalità di trasferimento accelerata dei dati sul bus seriale dei dischi (burst mode) e a tale scopo furono proposte per questo computer due nuove unità a disco, il Commodore 1570 a faccia singola e il Commodore 1571 a doppia faccia, in grado di supportare la scrittura in formato MFM oltre che nel precedente GCR.

Sistema Operativo

Il BASIC residente del C 128, denominato BASIC 7.0 integrava funzioni grafiche avanzate e la possibilità di controllare la parte audio. Il Commodore 128 si segnala per essere stato prodotto sia nel classico modello con tastiera americana sia in versioni nazionalizzate.
Il C 128 è anche il primo modello Commodore nel quale la schermata di avvio mostra chiaramente il Copyright di Microsoft per il linguaggio BASIC. Un'altra prima volta Commodore del 128 è ritrovabile in un easter egg, un messaggio nascosto nel sistema, contenente tra gli altri i nomi dei progettisti, richiamabile con l'istruzione SYS32800,123,45,6. L'accensione del sistema avvia anche la ricerca di software autoavviante dalla prima unità a dischi. Questa caratteristica, anch'essa una novità per i computer Commodore, è tipica del sistema CP/M ma fu successivamente utilizzata anche in altri software per il 128, tra i quali una creazione italiana che riusciva a forzare il caricamento di programmi per Commodore 64 e l'attivazione della relativa modalità di funzionamento. La partenza avveniva, oltre che per accensione, alla pressione del tasto di reset e con il comando basic boot.
Il Basic 7.0, per quanto interessante, era anche incompleto: i comandi quit e off generano l'errore ?UNIMPLEMENTED COMMAND ERROR. I nomi dei due comandi suggeriscono rispettivamente la possibilità di un sistema operativo dischi residente, come sugli Atari 800 e simili, e la possibilità di permettere al computer di spegnersi da solo. È assai probabile che si tratti di caratteristiche stralciate in fase progettuale per ridurre i costi.

Per il C 128 venne creata una particolare versione del Sistema Operativo ad icone GEOS, che già aveva avuto fortuna col C64, e che venne denominato sulla nuova macchina GEOS 128. Questa versione specifica permetteva l'uso della grafica 640x200 tramite il secondo chip video, quello per l'uscita a 80 colonne, ed il bank switching necessario a sfruttare le espansioni di memoria da 128KB e 512KB ufficiali Commodore (mod. 1700 e 1750). Da notare il fatto che, dal 2004, le versioni GEOS per Commodore, sono state rese freeware, quindi liberamente scaricabili, dal sito della casa che ne detiene i diritti.
Un discorso a parte merita il CP/M. Questo era all'epoca un sistema operativo molto noto ed assai apprezzato (un vero "industry standard"). CP/M ispirò il QDOS da cui derivarono i sistemi operativi per PC IBM (il PC-DOS di IBM e l'MS-DOS di Microsoft). La Commodore dotò il C128 della più moderna implementazione per Z80, il CP/M 3.0 (alias CP/M Plus - retrocompatible con il più diffuso CP/M 2.2) e della emulazione di terminale ADM31/3A.

Il parco software per uso 'professionale' era molto ampio e largamente compatibile, pur pensato per hardware differente. Vi erano implementazioni di WordStar, dello spreadsheet Multiplan, dBase II della Asthon tate, Turbo Pascal della Borland, eccetera.
Sfortunatamente alcune scelte implementative, il tipico target utente del C128, unito al disinteresse di Commodore e al crescente mercato MS-DOS, non permisero al C128 di diffondersi come "macchina CP/M", se non per usi saltuari. Né venne sfruttata particolarmente la possibilità di comunicare (a basso livello) con l'altra cpu (il 8502).
Da un lato la scelta di dotarlo di CP/M 3.0 (più lento del 2.2), unita al fatto che lo Z80 funzionava a 2 MHz, invece dei più canonici 4/6 MHz presenti in hardware concorrenti, ne faceva una delle implementazioni più lente. Era pianificato che operasse a 4 MHz a 80 colonne, ma questo non avvenne. Andava, altresì, tenuto conto che il CP/M era principalmente un DOS, cioè un sistema operativo basato su dischi, e non poteva funzionare in loro assenza, il cui costo, per l'utente medio, era importante. Inoltre buona parte degli acquirenti del C128 comprò questo computer semplicemente come un C64 "con una marcia in più", e soprattutto per poter giocare con le migliaia di giochi disponibili per C64, nell'attesa di veder uscire una nuova generazione di giochi per C128, che viste le limitazioni della grafica non vi fu. Inoltre la compatibilità tra i vari hardware ove girava CP/M non era assoluta, a causa di una babele mai totalmente sbrogliata di formati tra i dischi di diversi produttori. Il drive a doppia faccia 1571, espressamente concepito per il Commodore 128, consentiva la lettura di una parte dei dischi di tali sistemi, oltre a supportare naturalmente un proprio formato specifico.

Pregi e difetti del C128

L'alta compatibilità con il Commodore 64 è dovuta al fatto che i più importanti componenti del C64, come il VIC, il SID e le ROM del BASIC 2.0 e del KERNAL del 64 sono presenti anche nel C128 e grazie al fatto che la CPU MOS 8502 è completamente retrocompatibile con il 6510. Si possono collegare al C128 tutte le periferiche del C64, incluse le cartucce, che fanno partire automaticamente il C128 in modalità 64.
A volte (rarissime in realtà) però in modalità 64 si presentano differenze rispetto ad un C64 "vero", e questo talvolta genera blocchi, dovuti soprattutto all'utilizzo da parte del software degli indirizzi di memoria del chip MMU, visibile al software anche in modalità 64.
Ciascuna delle due CPU può indirizzare al massimo 64 kilobyte, quindi i 128 kB di RAM possono essere visti solo dopo essere stati suddivisi in due banchi e commutando fra essi.

Casio PB-300 Personal Computer (dalla mia collezione)

in scatola originale completa di manuali, custodia e carta stampante

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CPU: HD61913 CMOS VLSI, 455 kHz
ROM: 12 KByte
RAM: 2 KByte (1568 bytes per il BASIC)
Video: LCD, 1 linea x 12 caratteri
Audio: no
Anno: 1983


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Il PB-300 è praticamente il PB-100 con più RAM e un stampante termica integrata. Da quello che sappiamo, Casio è stata l'unica azienda che ha progettato un vero computer tascabile con stampante integrata.
Naturalmente, il PB-300 è stato notevolmente milgiorato, la tastiera ha una barra di spazio reale e un tasto aggiuntivo per alimentazione della carta.

A causa delle differenti dimensioni fisiche, il principale circuito stampato ha un layout diverso. Tuttavia, i circuiti logici erano identici ai PB-100, con un chip RAM aggiuntivo HD61914. Nessun ulteriore espansione della RAM è disponibile.

Siccome la stampante necessita molta più energia rispetto ai componenti del computer, 4 x 1,2 V batterie al nichel cadmio sono integrate, e devono essere caricate con un alimentatore esterno. Utilizza carta termica di 39 mm di larghezza ed è in grado di stampare 20 caratteri per riga, rendendo le stampe un po' più leggibili rispetto al display da 12 caratteri.

Per riassumere, il PB-300 era una macchina davvero carina. Immaginate di portarla con voi nel 1983 e impressionare i vostri amici con la stampa di biglietti da visita per esempio.

Il PB-300 è stato venduto anche in Europa sotto il nome di Olympia OP-644 .


29 agosto 2011

ATARI 520 STfm (dalla mia collezione)



CPU: Motorola 68000, 8 MHz, 16 bit
RAM: 512 KByte espandibile, max 4 MByte
Video: 320×200 (16 colori), 640×200 (4 colori), 640×400 (monocromatico), palette di 512 colori.
Audio: Yamaha YM 2149
Sistema Operativo: Atari TOS
Anno: 1985


Le informazioni seguenti sono prese da qui

L'Atari ST è una famiglia di home/personal computer dell'Atari Corporation commercializzati dal 1985 al 1993.
Il primo modello della famiglia Atari ST ad essere commercializzato è stato l'Atari 520ST, a partire dal giugno 1985.
I primissimi modelli includevano il sistema operativo su floppy disk ma ben presto vennero sostituiti da modelli dotati di sistema operativo in ROM. Dopo circa 6 mesi dall'uscita del primo ST, venne incorporato nella macchina anche un modulatore RF che consentiva alla macchina di collegarsi ad un TV a colori (solo per la bassa risoluzione). Questi modelli erano chiamati 520STm.

Introduzione

L'Atari ST era un home computer di seconda generazione, basato sul processore Motorola 68000, equipaggiato con 512KByte di RAM (o più, a seconda dei modelli) e dotato di un floppy disk da 3.5". Per molti aspetti, come l'interfaccia grafica a finestre, il mouse ed il già citato processore Motorola 68000, l'Atari ST era simile ai ben più costosi Apple Macintosh ed al Commodore Amiga.
L'Atari ST riuscì inizialmente ad imporsi nel mercato degli home computer di seconda generazione, poiché uscì prima del suo diretto rivale: il Commodore Amiga. Inoltre, l'Amiga 1000 (il primo computer della serie Amiga) disponeva di 256 KByte di RAM, mentre l'Atari ST era già dotato di 512 KByte di RAM fin dalla sua prima versione messa in commercio. A differenza dell'Amiga, l'Atari ST non disponeva di chip custom progettati per l'accelerazione delle funzioni grafiche tipicamente usate nei videogiochi, programmi di grafica e montaggio video, né disponeva di chip audio avanzati (la qualità audio di un Atari ST era grossomodo equivalente a quella di un Commodore 64). Tuttavia, la sua maggiore economicità, la frequenza del processore leggermente più elevata rispetto a quella dell'Amiga e la presenza di porte MIDI incorporate, lo resero un computer di successo nell'ambito musicale professionale e amatoriale. Inoltre, in alcuni paesi, in particolare in Germania, l'Atari ST guadagnò grande popolarità come computer economico per applicazioni CAD e Desktop Publishing (software d'impaginazione).

Dopo che l'Atari si ritirò dal mercato dei computer, si creò un mercato per dei "cloni", ovvero, delle macchine prodotte da terzi, ma compatibili con il software scritto per il TOS, il sistema operativo usato dall'Atari ST e successivi. Come per molti computer del passato, l'Atari ST viene attualmente emulato da numerosi software gratuiti, disponibili per le più svariate piattaforme.
Una attiva comunità di appassionati programmatori ed utenti perpetua ancora oggi la tradizione di un computer economico, veloce e pratico.
L'Atari, in particolare il modello ST-1040, ha dato probabilmente il contributo informatico più rilevante all'utilizzo e alla diffusione di massa del "personal computer" nell'ambito della produzione musicale tramite sequencer (col supporto di diversi software che sfruttavano al massimo le potenzialità di questo piccolo calcolatore, come pr es. "Cubase" della Steinberg). Atari inoltre montava 'di serie' l'interfaccia MIDI, che consentiva agli strumenti musicali dotati di questo collegamento di 'dialogare' tra loro tramite un codice digitale (MIDI).

Descrizione

L'Atari 520ST era un'unità che aveva computer e tastiera integrati nello stesso "case" (contenitore dei componenti costituenti il computer) come in altri home computer dell'epoca (ad esempio, il Commodore 64). Tuttavia, in quel periodo il mercato richiedeva una tastiera con un maggior numero di tasti, inclusi i tasti cursore ed il tastierino numerico. Pertanto, il 520ST appariva esternamente di dimensioni molto più grandi, rispetto a quelle dei precedenti home computer ad 8-bit. I primissimi modelli avevano un floppy disk esterno, ma in seguito si decise di integrarlo nel case, anche per diminuire la presenza di cavetti.
L'Atari ST era fornito di un gran numero di porte sul retro della macchina: oltre alle connessioni monitor e alimentazione, l'ST disponeva di una porta seriale RS-232, una connessione di tipo Centronics per la stampante, due porte joystick/mouse Atari-standard, un connettore per un hard disk (SCSI), un connettore per floppy disk, una porta per cartucce e due porte MIDI.
Il case aveva uno stile caratteristico di gran parte delle macchine progettate da Tramiel, con una tastiera angolata ed una serie di griglie sul retro, per l'aerazione. Le macchine Atari sotto la gestione Tramiel furono criticate per i case che non apparivano molto resistenti. Il primo modello 520 sembrava piuttosto fragile e, se da una parte il case del 1040 ST venne reso molto più forte, dall'altra divenne anche più ingombrante. Il modello meglio riuscito probabilmente fu il Mega ST, che aveva una tastiera di qualità molto elevata, separata da un solido case. Tuttavia, questi modelli vennero prodotti in numero limitato poiché erano molto costosi da produrre.

Un fastidioso problema riguardava il floppy disk: i primissimi modelli erano forniti di un floppy disk drive esterno a singola faccia, che poteva memorizzare fino a 360 KByte; il modello a doppia faccia, che poteva memorizzare 720 KByte, era opzionale. A causa di questa scelta iniziale, la stragrande maggioranza dei software vennero memorizzati su floppy a singola faccia, per evitare di tagliar fuori una grande quantità di utenti che avevano il floppy disk drive più economico. E questo proseguì per molti anni avvenire, rallentando la diffusione del formato più capiente.

Originariamente, i progettisti dell'ST decisero di includere, nel sistema operativo, uno "strato di astrazione hardware" chiamato GDOS, che avrebbe consentito ai programmi di disegnare immagini grafiche su qualsiasi dispositivo idoneo (monitor, stampante, ecc.) in maniera semplice ed immediata, senza che il programmatore dovesse essere costretto a scrivere diverse versioni di codice, per ogni dispositivo supportato. Il GDOS non si riuscì a completare in tempo e, sebbene l'Atari promise di includerlo nelle successive macchine quanto prima possibile, in realtà non fu mai portato a termine (probabilmente, per evitare problemi di incompatibilità dei nuovi software sulle prime macchine ST messe in commercio, che avrebbero richiesto la sostituzione della ROM contenente il sistema operativo). Pertanto, gli sviluppatori dovettero scrivere i propri algoritmi di gestione per ogni diverso modello di stampante (come, del resto, avveniva in gran parte delle altre macchine dell'epoca).

L'Atari ST non aveva dei chip grafici per l'accelerazione di funzioni video avanzate e, per risolvere il problema, si decise di includere un chip custom, il "BLiTTER", nei modelli di Atari ST che vennero messi in commercio qualche anno dopo con il nome di STE (che, probabilmente, stava per 'ST Enhanced'). Il nuovo chip custom fu ignorato dalla stragrande maggioranza degli sviluppatori, poiché fu introdotto molto tardi e, quindi, la diffusione di tali nuove macchine fu molto bassa. Come se non bastasse, i primi modelli STE messi in commercio avevano dei "bug" a livello di sistema operativo, che determinavano il malfunzionamento di alcuni giochi e programmi scritti per i precedenti modelli ST.
La qualità maggiore dell'Atari ST era la sua relativa economicità, nell'ambito dei personal computer, rispetto ad altre macchine dell'epoca, tecnicamente non molto dissimili da esso, ma ben più costose, come il Macintosh Plus. Fu proprio il favorevole rapporto qualità/prezzo di queste macchine a decretarne un buon successo (ebbe una buona diffusione in Europa, in particolar modo in Germania). Inoltre, l'Atari produceva un monitor 640x400 in bianco e nero per l'ST che, per l'epoca, era di una nitidezza veramente invidiabile; per questo, l'ST ebbe un buon successo nell'ambito delle piccole applicazioni d'ufficio (videoscrittura, foglio elettronico, ecc.) e dei programmi di impaginazione. Da notare che un Atari ST, dotato di un software di emulazione terminale, risultava molto più economico di un vero terminale del tipo Digital VT220 che era molto diffuso nell'ambito degli uffici con computer centralizzato e terminali ad esso collegati. Non si dimentichi, infine, il grande successo dell'Atari ST, in ambito musicale professionale grazie alle sue porte MIDI integrate ed alla presenza di ottimi software di sequencing MIDI.

Modelli

La serie ST è costituita da un gran numero di modelli che, di seguito, sono indicati in ordine cronologico dopo il primo 520 ST:
- 520 ST+ - I primi 520 ST dotati di 1 MByte di RAM ma privi di floppy disk interno.
- 260 ST - Nome europeo per il 520 ST con 512 KByte di RAM. Venne usato per differenziarsi dai modelli 520 ST+ dotati di 1 MByte di RAM.
- 520 STm - Un 520 ST dotato di modulatore incorporato per l'uscita TV.
- 520 STfm - Un 520 STm costruito su una nuova scheda madre, ridisegnata per essere inserita in un case più grande che conteneva anche un floppy disk integrato.
- 1040 STf - Un 520 STfm con 1 MByte di RAM ed un floppy disk a doppia faccia incorporato. Era sprovvisto di un modulatore.
- 1040 STfm - Un 520 STfm con 1 MByte di RAM ed un floppy disk a doppia faccia incorporato.
- MEGA2 e MEGA4 - Dei 1040 con 2 o 4MB di RAM, in un case di qualità maggiore e tastiera separata. Questi modelli includevano il chip BLiTTER, ma la ROM del sistema operativo non fu aggiornata, pertanto, per sfruttare nel GEM le funzionalità aggiuntive del BLiTTER, era richiesto il caricamento da disco di una versione aggiornata del sistema operativo.
- 520 STe e 1040 STe - sonoro migliorato, chip BLiTTER per l'accelerazione grafica, ed una palette di 4096 colori, con case identico a quello della serie 1040.
- Mega STE - Per gli utenti Atari fu il miglior computer della serie ST, per il più veloce processore Motorola 68020 a 16 MHz, per il processore grafico BLiTTER, per il nuovo sistema operativo TOS 1.4 e per il case di qualità maggiore, con hard disk (SCSI) di capacità fino a 60 MegaByte interno di serie. Bastava togliere una vite per poter sostituire il disco rigido.
- STacy - Una versione portatile (o quasi) dell'ST. Originariamente studiato per funzionare con 12 batterie standard del tipo C cell (quelle usate nelle comuni torce elettriche), alla fine si decise di escludere questa possibilità poiché le batterie duravano troppo poco e non erano ricaricabili.
- ST Book (un'evoluzione dell'Atari portatile).


ATARI 1040 STe (dalla mia collezione)



CPU: Motorola 68000, 8 MHz, 16 bit
RAM: 1 MByte espandibile, max 4 MByte
Video: chip BLiTTER (acceleratore), 4096 colori, 320×200 (16 colori), 640×200 (4 colori), 640×400 (monocromatico), palette di 512 colori.
Audio: Yamaha YM 2149
Sistema Operativo: Atari TOS
Anno: 1985

Le informazioni seguenti sono prese da qui

L'Atari ST è una famiglia di home/personal computer dell'Atari Corporation commercializzati dal 1985 al 1993.
Il primo modello della famiglia Atari ST ad essere commercializzato è stato l'Atari 520ST, a partire dal giugno 1985.
I primissimi modelli includevano il sistema operativo su floppy disk ma ben presto vennero sostituiti da modelli dotati di sistema operativo in ROM. Dopo circa 6 mesi dall'uscita del primo ST, venne incorporato nella macchina anche un modulatore RF che consentiva alla macchina di collegarsi ad un TV a colori (solo per la bassa risoluzione). Questi modelli erano chiamati 520STm.

Introduzione

L'Atari ST era un home computer di seconda generazione, basato sul processore Motorola 68000, equipaggiato con 512KByte di RAM (o più, a seconda dei modelli) e dotato di un floppy disk da 3.5". Per molti aspetti, come l'interfaccia grafica a finestre, il mouse ed il già citato processore Motorola 68000, l'Atari ST era simile ai ben più costosi Apple Macintosh ed al Commodore Amiga.
L'Atari ST riuscì inizialmente ad imporsi nel mercato degli home computer di seconda generazione, poiché uscì prima del suo diretto rivale: il Commodore Amiga. Inoltre, l'Amiga 1000 (il primo computer della serie Amiga) disponeva di 256 KByte di RAM, mentre l'Atari ST era già dotato di 512 KByte di RAM fin dalla sua prima versione messa in commercio. A differenza dell'Amiga, l'Atari ST non disponeva di chip custom progettati per l'accelerazione delle funzioni grafiche tipicamente usate nei videogiochi, programmi di grafica e montaggio video, né disponeva di chip audio avanzati (la qualità audio di un Atari ST era grossomodo equivalente a quella di un Commodore 64). Tuttavia, la sua maggiore economicità, la frequenza del processore leggermente più elevata rispetto a quella dell'Amiga e la presenza di porte MIDI incorporate, lo resero un computer di successo nell'ambito musicale professionale e amatoriale. Inoltre, in alcuni paesi, in particolare in Germania, l'Atari ST guadagnò grande popolarità come computer economico per applicazioni CAD e Desktop Publishing (software d'impaginazione).

Dopo che l'Atari si ritirò dal mercato dei computer, si creò un mercato per dei "cloni", ovvero, delle macchine prodotte da terzi, ma compatibili con il software scritto per il TOS, il sistema operativo usato dall'Atari ST e successivi. Come per molti computer del passato, l'Atari ST viene attualmente emulato da numerosi software gratuiti, disponibili per le più svariate piattaforme.
Una attiva comunità di appassionati programmatori ed utenti perpetua ancora oggi la tradizione di un computer economico, veloce e pratico.
L'Atari, in particolare il modello ST-1040, ha dato probabilmente il contributo informatico più rilevante all'utilizzo e alla diffusione di massa del "personal computer" nell'ambito della produzione musicale tramite sequencer (col supporto di diversi software che sfruttavano al massimo le potenzialità di questo piccolo calcolatore, come pr es. "Cubase" della Steinberg). Atari inoltre montava 'di serie' l'interfaccia MIDI, che consentiva agli strumenti musicali dotati di questo collegamento di 'dialogare' tra loro tramite un codice digitale (MIDI).

Descrizione

L'Atari 520ST era un'unità che aveva computer e tastiera integrati nello stesso "case" (contenitore dei componenti costituenti il computer) come in altri home computer dell'epoca (ad esempio, il Commodore 64). Tuttavia, in quel periodo il mercato richiedeva una tastiera con un maggior numero di tasti, inclusi i tasti cursore ed il tastierino numerico. Pertanto, il 520ST appariva esternamente di dimensioni molto più grandi, rispetto a quelle dei precedenti home computer ad 8-bit. I primissimi modelli avevano un floppy disk esterno, ma in seguito si decise di integrarlo nel case, anche per diminuire la presenza di cavetti.
L'Atari ST era fornito di un gran numero di porte sul retro della macchina: oltre alle connessioni monitor e alimentazione, l'ST disponeva di una porta seriale RS-232, una connessione di tipo Centronics per la stampante, due porte joystick/mouse Atari-standard, un connettore per un hard disk (SCSI), un connettore per floppy disk, una porta per cartucce e due porte MIDI.
Il case aveva uno stile caratteristico di gran parte delle macchine progettate da Tramiel, con una tastiera angolata ed una serie di griglie sul retro, per l'aerazione. Le macchine Atari sotto la gestione Tramiel furono criticate per i case che non apparivano molto resistenti. Il primo modello 520 sembrava piuttosto fragile e, se da una parte il case del 1040 ST venne reso molto più forte, dall'altra divenne anche più ingombrante. Il modello meglio riuscito probabilmente fu il Mega ST, che aveva una tastiera di qualità molto elevata, separata da un solido case. Tuttavia, questi modelli vennero prodotti in numero limitato poiché erano molto costosi da produrre.

Un fastidioso problema riguardava il floppy disk: i primissimi modelli erano forniti di un floppy disk drive esterno a singola faccia, che poteva memorizzare fino a 360 KByte; il modello a doppia faccia, che poteva memorizzare 720 KByte, era opzionale. A causa di questa scelta iniziale, la stragrande maggioranza dei software vennero memorizzati su floppy a singola faccia, per evitare di tagliar fuori una grande quantità di utenti che avevano il floppy disk drive più economico. E questo proseguì per molti anni avvenire, rallentando la diffusione del formato più capiente.

Originariamente, i progettisti dell'ST decisero di includere, nel sistema operativo, uno "strato di astrazione hardware" chiamato GDOS, che avrebbe consentito ai programmi di disegnare immagini grafiche su qualsiasi dispositivo idoneo (monitor, stampante, ecc.) in maniera semplice ed immediata, senza che il programmatore dovesse essere costretto a scrivere diverse versioni di codice, per ogni dispositivo supportato. Il GDOS non si riuscì a completare in tempo e, sebbene l'Atari promise di includerlo nelle successive macchine quanto prima possibile, in realtà non fu mai portato a termine (probabilmente, per evitare problemi di incompatibilità dei nuovi software sulle prime macchine ST messe in commercio, che avrebbero richiesto la sostituzione della ROM contenente il sistema operativo). Pertanto, gli sviluppatori dovettero scrivere i propri algoritmi di gestione per ogni diverso modello di stampante (come, del resto, avveniva in gran parte delle altre macchine dell'epoca).

L'Atari ST non aveva dei chip grafici per l'accelerazione di funzioni video avanzate e, per risolvere il problema, si decise di includere un chip custom, il "BLiTTER", nei modelli di Atari ST che vennero messi in commercio qualche anno dopo con il nome di STE (che, probabilmente, stava per 'ST Enhanced'). Il nuovo chip custom fu ignorato dalla stragrande maggioranza degli sviluppatori, poiché fu introdotto molto tardi e, quindi, la diffusione di tali nuove macchine fu molto bassa. Come se non bastasse, i primi modelli STE messi in commercio avevano dei "bug" a livello di sistema operativo, che determinavano il malfunzionamento di alcuni giochi e programmi scritti per i precedenti modelli ST.
La qualità maggiore dell'Atari ST era la sua relativa economicità, nell'ambito dei personal computer, rispetto ad altre macchine dell'epoca, tecnicamente non molto dissimili da esso, ma ben più costose, come il Macintosh Plus. Fu proprio il favorevole rapporto qualità/prezzo di queste macchine a decretarne un buon successo (ebbe una buona diffusione in Europa, in particolar modo in Germania). Inoltre, l'Atari produceva un monitor 640x400 in bianco e nero per l'ST che, per l'epoca, era di una nitidezza veramente invidiabile; per questo, l'ST ebbe un buon successo nell'ambito delle piccole applicazioni d'ufficio (videoscrittura, foglio elettronico, ecc.) e dei programmi di impaginazione. Da notare che un Atari ST, dotato di un software di emulazione terminale, risultava molto più economico di un vero terminale del tipo Digital VT220 che era molto diffuso nell'ambito degli uffici con computer centralizzato e terminali ad esso collegati. Non si dimentichi, infine, il grande successo dell'Atari ST, in ambito musicale professionale grazie alle sue porte MIDI integrate ed alla presenza di ottimi software di sequencing MIDI.

Modelli

La serie ST è costituita da un gran numero di modelli che, di seguito, sono indicati in ordine cronologico dopo il primo 520 ST:
- 520 ST+ - I primi 520 ST dotati di 1 MByte di RAM ma privi di floppy disk interno.
- 260 ST - Nome europeo per il 520 ST con 512 KByte di RAM. Venne usato per differenziarsi dai modelli 520 ST+ dotati di 1 MByte di RAM.
- 520 STm - Un 520 ST dotato di modulatore incorporato per l'uscita TV.
- 520 STfm - Un 520 STm costruito su una nuova scheda madre, ridisegnata per essere inserita in un case più grande che conteneva anche un floppy disk integrato.
- 1040 STf - Un 520 STfm con 1 MByte di RAM ed un floppy disk a doppia faccia incorporato. Era sprovvisto di un modulatore.
- 1040 STfm - Un 520 STfm con 1 MByte di RAM ed un floppy disk a doppia faccia incorporato.
- MEGA2 e MEGA4 - Dei 1040 con 2 o 4MB di RAM, in un case di qualità maggiore e tastiera separata. Questi modelli includevano il chip BLiTTER, ma la ROM del sistema operativo non fu aggiornata, pertanto, per sfruttare nel GEM le funzionalità aggiuntive del BLiTTER, era richiesto il caricamento da disco di una versione aggiornata del sistema operativo.
- 520 STe e 1040 STe - sonoro migliorato, chip BLiTTER per l'accelerazione grafica, ed una palette di 4096 colori, con case identico a quello della serie 1040.
- Mega STE - Per gli utenti Atari fu il miglior computer della serie ST, per il più veloce processore Motorola 68020 a 16 MHz, per il processore grafico BLiTTER, per il nuovo sistema operativo TOS 1.4 e per il case di qualità maggiore, con hard disk (SCSI) di capacità fino a 60 MegaByte interno di serie. Bastava togliere una vite per poter sostituire il disco rigido.
- STacy - Una versione portatile (o quasi) dell'ST. Originariamente studiato per funzionare con 12 batterie standard del tipo C cell (quelle usate nelle comuni torce elettriche), alla fine si decise di escludere questa possibilità poiché le batterie duravano troppo poco e non erano ricaricabili.
- ST Book (un'evoluzione dell'Atari portatile).

28 agosto 2011

Blogspot - Twitter - Facebook :-)

Ora i post di questo blog  appariranno automaticamente sui social network più famosi!

Quindi chi vuole può seguirmi anche qui:
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Cabinati Arcade autocostruiti

nella pagina My MAME Cabinets ho inserito le info sui miei cabinati arcade autocostruiti:
MAME cabinet
Pinball cabinet
MAME bartop
Micro arcade cabinet

Alcuni di questi cabinati sono presenti nel video della mia "retro-room":

26 agosto 2011

Sistemazione...

Ho inserito uno sfondo personalizzato, ovviamente in tema col Blog, modificato il colore e i caratteri di default e ho aggiunto 3 pagine:

My Retro-collecion: foto e descrizione dei miei recuperi e della mia retro-room!
My MAME Cabinets: descrizione della costruzione dei miei cabinati MAME,  Future Pinball, e Mini-Arcade!
Emulators: selezione dei migliori emulatori per Computer e Console del passato, ora anche on-line!

In pratica sto trasferendo qui tutto il contenuto del sito: http://myretrotech.altervista.org/, poi vedrò in seguito se eliminarlo e tenere solo questo Blog.

23 agosto 2011

Ma si, apriamo un Blog, non costa niente... :-)


In questo Blog si parlerà di alcune mie passioni: Retrocomputing, Retrogaming, Emulazione, ecc., inserirò anche  video e immagini dei miei recuperi e quello che trovo in rete su questi argomenti.

Per nostalgia degli anni 80 mi sono appassionato a questo mondo, dove si giocava, si sperimentava e si digitavano infinite linee di codice. Questo per me è iniziato nel 1982 all'età di 12 anni con un Atari VCS2600 e nel 1983 con un Sinclair ZX Spectrum, quindi mi sento un pò pioniere!! :)